Perché abbiamo bisogno di una sanità digitale focalizzata sul valore

Il valore dell’innovazione ottenuta attraverso la digitalizzazione dipende dai benefici che questa induce ai professionisti, ai pazienti e al sistema sanitario.

Digitale è sinonimo di modernità, utilità, innovazione. Siamo portati a pensare che la trasformazione digitale della sanità rappresenti dunque un vantaggio a prescindere dagli effetti che questa produce, senza valutarne i benefici né considerare le risorse necessarie per la sua attuazione (tempo, lavoro, costi).

Questo atteggiamento, acritico verso l’innovazione tecnologica, fa sì che si ponga poca attenzione sul valore che la digitalizzazione determina immaginando, in modo quasi dogmatico, che la semplice trasposizione in digitale del mondo della sanità “analogico” determini un progresso e un vantaggio a prescindere.

In questa accezione il dato, nella sua forma digitale, è l’obiettivo della trasformazione digitale (“sanità data-driven”) , così come la connessione tra strutture, professionisti, pazienti (“connected care”).

Inserire, raccogliere, consultare, analizzare dati in forma digitale è certamente utile e vantaggioso rispetto alla loro gestione in forma cartacea. La rappresentazione digitale delle informazioni permette di condividerle facilmente, di trasmetterle e di elaborarle. Non sono questi però i soli vantaggi che la digitalizzazione consente né i più importanti. La semplice sostituzione di un “media”, la carta, con un altro, il digitale, non determina significativi cambiamenti nel modo in cui medici e infermieri curano e assistono i pazienti.

Il digitale può essere la chiave con cui migliorare e rendere più efficace il lavoro dei professionisti sanitari a patto però di non limitarsi a gestire dati ma costruire intorno a questi funzioni innovative in grado di produrre benefici concreti per il lavoro di medici ed infermieri, la vita dei pazienti.

Vediamo allora quali sono gli ambiti in cui la digitalizzazione può rappresentare un driver non soltanto di cambiamento, ma di progresso per la medicina e la sanità.

1) Automazione dei processi. Le risorse professionali sono insufficienti a soddisfare la domanda di salute. La digitalizzazione deve essere finalizzata, attraverso l’automazione dei processi clinici, all’incremento dell’efficienza, cioè a fare di più con le risorse attualmente disponibili. Raramente questo avviene, al contrario l’introduzione di nuovi sistemi informativi spesso richiede ore di lavoro extra per l’introduzione di dati e la produzione di flussi informativi. Non ci sono quasi mai nei sistemi attuali delle funzioni, basate su logiche di workflow, per automatizzare o semplificare i processi clinici e assistenziali (vedere anche questo articolo). Nella prescrizione e nella valutazione dei dati, per fare due esempi, i sistemi informativi non offrono alcun vantaggio ai medici. Nel primo caso si limitano a consentire la scelta di un farmaco o di un esame, nel secondo a rappresentare le informazioni così come sono. Soltanto in alcuni ambiti diagnostici, ad esempio il laboratorio di analisi, c’è una reale automazione dei processi.

2) Supporto alle decisioni. Quale valore aggiunto offrono i sistemi informativi al processo decisionale del medico? Praticamente nessuno. Le cartelle cliniche elettroniche, concepite come contenitori di dati, non forniscono alcun supporto né possiedono alcuna logica clinica. Questo compito è demandato ai Clinical Decision Support System che però in Italia sono ancora poco diffusi. Per approfondire vi rimando a questo articolo.

3) Riduzione / prevenzione degli errori. Il rischio clinico e gli errori sono due aspetti critici della pratica medica. Alcune procedure, ad esempio le trasfusioni di sangue, sono particolarmente rischiose, così come alcune terapie in cui la possibilità di gravi effetti avversi e complicanze crescono con l’aumentare del numero dei farmaci. Anche in questo campo i sistemi attuali, ad eccezione di alcuni ambiti ben circoscritti, ad esempio le trasfusioni, aggiungono ben poco valore per ridurre o prevenire gli errori. I sistemi Closed Loop Medicine sono ancora poco diffusi, a livello clinico le cartelle cliniche elettronico hanno pochi controlli. Quando il rischio è inevitabile, ad esempio il paziente deve essere sottoposto ad una terapia con possibili effetti avversi, i sistemi attuali non forniscono alcun supporto per aiutare il medico nel predisporre i controlli necessari (ad esempio esami del sangue o diagnostici per verificare l’insorgere di complicanze).

4) Abilitare nuovi modelli di cura. La digitalizzazione consente l’attuazione di nuovi modelli di cura costruiti intorno al digitale, sfruttandone le caratteristiche e le potenzialità. Modelli basati sulla telemedicina e su nuove modalità di interazione con il paziente possono rivelare nuovi orizzonti per l’assistenza e la cura dei pazienti. Anche in questo caso però è necessario andare aldilà della mera trasposizione digitale di pratiche mediche tradizionali. Svolgere una visita a distanza può essere certamente utile e comodo per il medico e il paziente, ma sostanzialmente non aggiunge nulla rispetto a una visita in presenza e, per certi aspetti, priva il medico di una serie di segni e sintomi che è impossibile rilevare a distanza. Il problema, in questo caso, è che chi progetta i nuovi modelli di cura non conosce le potenzialità delle tecnologie digitali e viceversa chi le veicola non ha cognizione di causa su come potrebbero essere utilizzate.

5) Favorire la collaborazione. Con il progredire e l’ampliarsi delle conoscenze scientifiche la medicina è diventata sempre più complessa e specialistica. Diventa sempre più frequente la necessità, per i medici, di confrontarsi con i colleghi e con altri professionisti sanitari della stessa struttura sanitaria o di altri ospedali. I sistemi clinici che sono oggi in uso negli ospedali non offrono funzioni di collaborazione e pertanto sono stati sviluppati dei sistemi dedicati per queste funzioni. I sistemi clinici dovrebbero invece essere progettati con logiche collaborative basate su workflow clinici. Se volete saperne di più sulla medicina collaborativa potete leggere questo articolo.

6) Analizzare / misurare. È in apparenza la ricaduta più facile e scontata della digitalizzazione. I datawarehouse delle aziende sanitarie e delle regioni, alimentati per mezzo di flussi informativi, misurano alcuni fenomeni quantitativi come ad esempio il numero di ricoveri, i tempi di attesa e così via. La prevalenza dei dati sono gestionali e sanitari mentre quelli clinici sono in numero minore. Prima ancora di pensare a modelli predittivi sarebbe necessario sfruttare al massimo i dati già presenti e correlarli in modo da osservare con maggiore precisione alcuni fenomeni clinici. I dati di laboratorio, che rappresentano una grande ricchezza e che sono tutti in formato digitale, sono poco sfruttati. Anche sistemi nati per altri scopi, con il sistema TS, potrebbero essere impiegati per monitorare non soltanto la spesa dei farmaci ma anche, attraverso le prescrizioni, il sorgere e l’evolversi di alcune patologie.

7) Interagire con il paziente. È l’ambito in cui la digitalizzazione potrebbe offrire grandi benefici ma che è decisamente trascurato. La possibilità di interagire con il paziente non soltanto nei momenti in cui questi è a contatto fisico con il personale sanitario, apre scenari inediti su molti fronti: la prevenzione, l’aderenza alle terapie, il coinvolgimento nella gestione della propria salute. Ancora più interessante è la capacità delle tecnologie digitali di rendere questa interazione automatica, senza o con un minimo coinvolgimento dei professionisti sanitari, caratteristica estremamente interessante in un ambito in cui i numeri in gioco sono davvero imponenti.

8) Semplificare la vita ai cittadini. La digitalizzazione può essere la chiave di volta per semplificare la vita ai cittadini. Perché ciò avvenga è però necessario rivedere i processi che li coinvolgono e realizzare dei servizi di facile accesso e utilizzo. Cose semplici come scaricare il proprio referto, effettuare una prenotazione e pagare un ticket sono ancora un miraggio per molti cittadini, le cui aziende sanitarie e regioni non hanno ancora fornito loro questa opportunità. Bisogna evitare l’errore di digitalizzare la burocrazia, replicando in chiave digitale i processi analogici (del tipo inviare una mail per richiedere una prenotazione).

L’innovazione tecnologica è dunque una condizione necessaria, ma non sufficiente, per produrre valore. Realizzare un sistema clinico che funge da contenitore di dati è tutto sommato semplice ma aggiunge, poco o nulla, alla qualità della pratica clinica. Bisogna porsi nuovi obiettivi e impegnarsi a fare di più.

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