
Gli standard che sono stati definiti indicano che gli unici medici presenti nelle Case della Comunità saranno MMG e medici di continuità assistenziale.
Le Case della Comunità sono state presentate come la soluzione per avvicinare la sanità ai cittadini, riducendo la pressione sugli ospedali. Sarà vero?
Se un cittadino ha bisogno di un medico che professionista troverà nella Casa della Comunità? Di giorno un solo medico di medicina generale, come si evince dal semplice calcolo di 35 MMG per 2 ore alla settimana diviso 12 ore per sei giorni (in verità fa anche meno – 70 / 72). Nella Casa ci saranno inoltre 10 – 20 MMG che, anziché operare presso i propri studi, visiteranno i propri assistiti in queste strutture. È previsto poi un servizio di guardia medica per la notte e i festivi.
Negli standard non è previsto alcun specialista. Cosa allora cambierà per i cittadini? Anziché recarsi presso l’ambulatorio del proprio MMG, magari più vicino alla propria abitazione, potrà o dovrà raggiungere la Casa della Comunità del proprio territorio.
C’è poi da dire che la FIMMG, il più importante sindacato della categoria, si è più volte espresso contro questo modello organizzativo. Rimane quindi da capire se e come si riuscirà a portare i MMG nelle Case della Comunità.
A livello medico insomma niente di nuovo, rimangono irrisolti tutti i limiti della medicina di famiglia in termini di appropriatezza ed efficacia delle cure. Spostarli e collocarli in un contesto differente non assicura alcun miglioramento della situazione attuale.
In termini assistenziali invece la presenza degli infermieri di famiglia rappresenta una novità interessante ed introduce una nuova tipologia di servizi in aggiunta a quelli già presenti a livello di ADI.
A completare l’organico è poi previsto il personale di supporto composto da amministrativi, tecnici e sanitari per assicurare il funzionamento del Punto Unico di Accesso sei giorni su sette, più eventuali altri servizi sanitari.