
La collaborazione tra professionisti migliora la qualità e l’efficacia della pratica clinica. Servono però sistemi clinici integrati di nuova generazione.
Con il progredire e l’ampliarsi delle conoscenze scientifiche la medicina diventa sempre più complessa e specialistica.
Diventa sempre più frequente la necessità, per i medici, di confrontarsi con i colleghi e con altri professionisti sanitari della stessa struttura sanitaria o di altri ospedali.
In alcuni ambiti clinici la collaborazione è ormai istituzionalizzata e regolata da procedure ben definite, come ad esempio in oncologia con i tumor board multidisciplinari.
Lo stesso modello di rete ospedaliera hub & spoke determina l’esigenza di una collaborazione tra clinici attraverso la condivisione di conoscenze, esperienze, capacità diagnostiche e terapeutiche. Infine la spinta verso gli ospedali di comunità, prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, presuppone una sorta di connessione tra le cure intermedie e le strutture per acuti, al fine di gestire in maniera integrata il decorso post-ospedaliero.
I sistemi clinici che sono oggi in uso negli ospedali non rispecchiano compiutamente questa pratica medica. Possiedono, di solito, una funzione di richiesta di consulenze, sotto forma di quesito clinico e offrono la possibilità di redigere un referto. Se abilitati i medici consultati possono accedere alle informazioni cliniche del paziente, tramite la cartella clinica elettronica di ricovero e/o il dossier sanitario elettronico. Il tutto però all’interno del sistema informativo ospedaliero.
Per questa ragione sono nati dei sistemi specifici e separati per la collaborazione clinica intra e inter ospedaliera che offrono un insieme di funzionalità per la pianificazione e l’esecuzione di board in cui discutere in maniera collegiale di casi clinici. Questi sistemi devono essere di solito integrati con le applicazioni e il repository clinico del o degli ospedali.
Stesso discorso vale anche per le reti di patologie e, più in generale, per le comunità di pratica.
Siamo insomma di fronte ad un ennesimo silos che si aggiunge a quelli, già numerosi, che caratterizzano un sistema informativo ospedaliero.
Un sistema clinico digital by design non può oggi prescindere dalla pratica della medicina collaborativa, ambito in cui la medicina digitale fa davvero la differenza rispetto alla pratica “analogica” basata sui documenti cartacei.
L’architettura dei sistemi clinici deve essere pensata e progettata in modo nativo tenendo presente anche questi aspetti. La cartella clinica elettronica deve essere anche collaborativa e avere queste funzioni “embedded”, ossia incorporate.
La richiesta di collaborazione può essere on-demand oppure inserita in workflow clinici che prevedono momenti e modalità di confronto, sincroni o asincroni, le informazioni necessarie e le funzioni per la discussione e l’esame del caso.
Deve essere inoltre tracciato e documentato il processo decisionale che ha visto la partecipazione di più professionisti, in una sorta di thread, eventualmente con i riferimenti alle linee guida o ai protocolli che sono stati seguiti.
In altre parole la cartella clinica elettronica non deve essere soltanto un contenitore di informazioni ma uno strumento per il supporto attivo della pratica clinica collaborativa.
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