I medici bocciano i software clinici

ANAOO-Assomed Piemonte ha promosso un’indagine a campione tra i suoi iscritti per fotografare l’opinione dei medici sui software informatici che utilizzano quotidianamente. I risultati sono emblematici.

Al sondaggio, composto da varie domande, hanno risposto 227 medici ospedalieri e dirigenti sanitari. ll 63,2% di essi si ritiene totalmente o per molti aspetti insoddisfatto del software di gestione dei pazienti. I giudizi positivi sono meno del 15%.

Tra le principali ragioni del malcontento c’è il fatto che il mal funzionamento del software rallenta l’attività clinica, e per il 42% del totale questo avviene quotidianamente.

Il supporto tecnico in caso di difficoltà è insufficiente per il 41% degli intervistati, buono solo per il 22%.

I sistemi che adoperano non vengono adeguati alle necessità lavorative che cambiano e viene chiesto ai medici di adattare le loro esigenze alla rigidità del sistema.

Per l’83,6% dei medici, i software in uso in ciascun reparto sono più di uno: per gli esami di laboratorio, per quelli radiologici, per i pazienti ricoverati, ancora un altro per i pazienti ambulatoriali e di pronto soccorso, poi per la richiesta di farmaci, per le esenzioni, per i certificati vari. Insomma, un dedalo di password, piattaforme differenti, logiche di sistema una diversa dall’altra.

Per il 72% di chi ha più software, questi sistemi sono diversi tra loro e non si parlano. E quindi, per visionare gli esami di un paziente è necessario uscire da un sistema ed entrare in un altro.

Una delle ragioni perché i sistemi non sono adeguati alle necessità dei clinici risiede nel fatto che i medici non sono stati coinvolti ed ascoltati in fase di progettazione.

Non è causale se tra i medici coinvolti nell’implementazione dei sistemi informatici il grado di soddisfazione aumenta dal 13,6% al 44% mentre chi dà un giudizio nettamente negativo scende dal 63,2% al 22%.

Per il 73% dei medici il malfunzionamento dei software causa un rallentamento del lavoro e una maggiore permanenza in ospedale.

Sono dati che dovrebbero davvero far riflettere sia chi sviluppa questi sistemi, sia chi li acquista. Personalmente non se sono sorpreso anche perché le risposte sono coerenti con la percezione che ho del fenomeno, opinione che mi sono formato incontrando e parlando con diversi medici.

Il problema non è però solo architetturale o meramente funzionale. È il valore percepito dai medici che generano gli strumenti che adoperano. Valore che di norma è scarso, soprattutto quando questi strumenti si limitano a sostituire la carta.

Ne ho già parlato diverse volte qui su questo blog. Vi invito ad esempio a leggere questo articolo che spiega come possono essere classificate le cartelle cliniche elettroniche o questo in cui illustro come il dato clinico possa essere valorizzato.

5 thoughts on “I medici bocciano i software clinici

  1. Francesco Girardi 30 Marzo 2022 / 8:07

    Mi farebbe piacere che chi è interessato ad un sistema che faccia risparmiare tempo anzichè perderlo mi desse i suoi suggerimenti su come migliorare il registro elettronico del paziente che sto sviluppando con la mia startup, già visionabile su http://www.esh-srl.cloud

    • Filippo Di Marco 30 Marzo 2022 / 11:31

      Il problema e’ nelle fondamenta. Il medico in realtà NON ha bisogno della storia clinica del paziente quindi il tempo che usa per inserire dati NON e’ utile a lui stesso, puo’ esserlo forse per altri: e.g. Regione, epidemiologi, farmaceutici, ministero, …

      • Francesco Girardi 30 Marzo 2022 / 11:44

        Ho svolto per alcuni anni l’attività di valutatore dell’appropriatezza dei ricoveri e credevo che le anamnesi sempre più carenti, l’assenza o l’approsimazione degli esami obiettivi e le cartelle redatte in modo sempre più approssimativo dipendessero dal sovraccarico di lavoro.
        Se ci sono medici che pensano di non avere bisogno di conoscere la storia clinica dei pazienti, di conoscere le terapie che hanno effettuato precedentemente e che indagini diagnostiche hanno già effettuato ed i loro risultati, il problema è ancor prima che nelle fondamenta, nel modo in cui viene insegnata e praticata la Medicina

  2. Giovanni Rispoli 30 Marzo 2022 / 22:18

    Io sono uno di quelli che ha sviluppato una cartella clinica elettronica che permetterebbe di seguire l intera pratica medica e infermieristica con un singolo software generando poi in automatico l incartamento cartella clinica. Ii problema è peró molto molto ampio e tocca più aspetti difficilmente semplificabili. Intanto è molto molto difficile che una azienda decida di soppiantare per intero tutti i software sebbene ne otterrebbe uno unico. I motivi ve li faccio immaginare… formazione, rallentamenti iniziali causati da inesperienza sul nuovo software, incapacità di soppiantare vecchi schemi mentali operativi, il mantenimento del pregresso e la gestione delle casistiche a cavallo tra i vecchi sistemi e il nuovo. Un altro aspetto riguarda il fatto che la pratica medica e quella infermieristica sono due ingranaggi di un meccanismo più grande… calcolo dei compensi, cartelle a prova di aziende assicurative, calcolo del DRG, calcolo dei consumi del magazzino a seguito di una prescrizione farmacologica. Tenere i fili di tutti questi aspetti porta a software che fanno sorgere da parte del medico la fatidica domanda retorica “ma nn era più semplice se aveste fatto così o pomì?”. In linea di massima un software clinico rallenta la pratica medica nell inserimento dell informazione (la carta è imbattibile), ma velocizza il recupero di queste informazioni,la verifica sulla congruità di tali informazioni, garantisce un incartamento che prima di essere consegnato al paziente sia completo. E ne garantisce la leggibilità in termini calligrafici. Guida l operatore clinico alla compilazione. Inoltre esistono medici che vorrebbero fare referti con campi indicizzati al fine di generare future statistiche e chi desidera una textarea dove scrivere in modo discorsivo, le due modalità sono incompatibili. Nelle cliniche private poi la situazione si complica su altri aspetti. I medici non sono strutturati ma lavorano per più aziende ritrovandosi a combattere con software diversi. Fossero diversi anche solo per la grafica, questo è per loro motivo di smarrimento. Un po’ come quando cambiamo cellulare passando da un Samsung ad un iPhone o viceversa. Dopo di che avrò forse visto troppe puntate di Dottor House, ma un medico che reputa superfluo poter recuperare facilmente e in modo indicizzato la storia clinica del paziente mi lascerebbe perplesso. Le risposte date da i medici al sondaggio mi sono più che note ma sono viziate da tanti aspetti a monte che solo se fossero risolti potrebbero poi portare ad un giudizio, attendibile, sul software, al di là se positivo o negativo. Altro aspetto importante da tenere presente è l età del medico. Siamo ancora a cavallo tra due generazioni, ma ho già avuto modo di relazionarmi con medici che ritengono la cartella clinica informatizzata o elettronica come imprescindibile a prescindere da come è stata implementata. Detto ciò molte aziende voglio software clinici assoggettati alla pratica amministrativa di fatturazione rendendo macchinoso e/o farraginosa l’esperienza del clinico. Una CCE dovrebbe essere semplice al punto di emulare la pratica cartacea del clinico e al massimo complicare la parte amministrativa ma vi lascio immaginare come mai si segua raramente questo principio.

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