L’entropia della sanità digitale

Sono davvero tanti gli attori che governano o partecipano alla sanità digitale. Non è che forse sono anche troppi?

Ci sono i ministeri, Salute, Transizione Digitale, Economia e Finanze e le regioni. Lavorano poi su questo tema le agenzie, Agenas e la costituenda Agenzia per la Sanità Digitale, AgID, Sogei, l’Istituto Superiore di Sanità, Consip.

Ci sono i gruppi di lavoro che lavorano al nuovo Fascicolo Sanitario Elettronico e alla Piattaforma Nazionale di Telemedicina e quelli che hanno la responsabilità del PNRR. C’è infine l’Autorità Garante per la Privacy che a dire la verità mi sembra sia stata poco coinvolta in questi progetti, ma magari sbaglio.

Non è facile creare una mappa dei ruoli e delle responsabilità né capire chi coordini tutto ciò. C’è una certa interazione tra questi soggetti in modo formale, ad esempio attraverso pareri, ma anche informale, grazie alla conoscenza delle persone che vi lavorano.

Se poi allarghiamo l’orizzonte ad altre categorie di portatori di interesse, la platea si fa ancora più fitta. Lato industriale ci sono i big player che agiscono da soli, mentre i loro organismi di rappresentanza mi sembrano poco presenti.

Non parliamo poi delle varie associazioni professionali. Per i CIO e gli addetti IT delle aziende sanitarie sono AISIS e la community italiana di HIMSS (aperta anche ai fornitori). Ci sono poi SIT, AISDET, AIDR, ASSD, IMIS. Persino per la privacy ci sono diverse associazioni.

Ciascuna di queste, gelosa del proprio orticello, organizza convegni, elabora position paper in una spirale autorefenziale che non riesce a incidere praticamente in alcun modo sui temi della sanità digitale.

Qualcuno potrebbe farmi notare che anche a livello di media (siti, blog, newsletter) la frammentazione è tanta. È vero, ma in questo caso prevalgono lo spirito di libertà e autonomia che sono un valore di democrazia e arricchiscono l’informazione.

Questa frammentazione non aiuta poi la possibilità di un confronto, più volta da me auspicato, tra i gruppi di lavoro ristretti e gli altri stakeholder. Bisogna però osservare che in molti paesi questo avviene a livello pubblico, utilizzando i canali web oggi disponibili.

Certamente è più facile dividersi che non unirsi per portare avanti un interesse comune. In questo modo è poi possibile soddisfare l’ego di quanti hanno piacere di essere presidente, segretario o nel direttivo di qualcosa. In fondo assistiamo allo stesso fenomeno in tanti altri ambiti, a cominciare dalle società scientifiche di medicina.

Il livello di entropia è inversamente proporzionale alla possibilità di dare un contributo utile alla sanità digitale; non sarà che forse non c’è poi tutta questa voglia e capacità di darlo?

4 thoughts on “L’entropia della sanità digitale

  1. Paolo Berton 28 Marzo 2022 / 8:58

    Caro Massimo credo che mai come in questo momento tutti abbiano qualcosa da dire sul tema, più o meno esperti, con o senza competenze. Anche per questo motivo, due anni fa, terminata la mia esperienza con Vree Health, ho deciso di ritirarmi. Non mi reputo un esperto nè tantomeno competente e quindi è meglio ridurre questa entropia e fare spazio alla competenza. Spero veramente riusciate a trovare un punto di sintesi anche se, a leggere gli interventi in Sanità previsti nel PNRR, permangono spazi enormi che non facilitano la decisione. Buon Lavoro! PB

  2. Paolo Colli Franzone 28 Marzo 2022 / 9:32

    Essendo tra i citati, rispondo.
    Sono molto d’accordo con te: siamo tanti.
    Quando tre anni fa ho costituito IMIS (come associazione aperta alla partecipazione di chiunque lo desideri) l’ho fatto dopo aver consultato tantissime persone (te compreso) per capire se ci fosse stata la possibilità di fare una sintesi fra tutti e la voglia di creare una “casa comune”. Risultato: impossibile.
    Ciascuno voleva rimanere dominus del suo orticello.
    Se sono cambiate le condizioni, benissimo!
    Io ci sono, IMIS c’è.
    L’entropia è tanta e non serve.
    Sarebbe bello se tutti i “capi” delle varie associazioni/organizzazioni (che seguono tutti il tuo blog) commentassero dichiarando la loro disponibilità a fare fronte comune.
    In ogni caso grazie per questo tuo post, come sempre centrato sull’attualità e su temi caldi.
    In mezzo all’entropia, sei una voce autorevole e una sorta di “campo neutro” utilissimo al confronto.

    • Massimo Mangia 28 Marzo 2022 / 10:40

      Caro Paolo, grazie davvero. Vediamo se qualcun altro risponde e magari si possa finalmente avviare una discussione in tale senso!

  3. Enzo Chilelli 30 Marzo 2022 / 16:39

    Ricordo con simpatia quando, lasciando da parte il protagonismo, pur già partecipando al gruppo ministeriale di sanità elettronica cercammo di metterci a disposizione di Confindustria Digitale.
    Portammo in quel consesso industriale molta pubblica amministrazione ma lungo il percorso scoprimmo che proprio nell’ambito industriale non si riusciva a trovare una comunione di intenti ed una sintesi adeguata. E fu così che ognuno proseguì con i suoi “tavolinetti” o “strapuntini” che di si voglia.
    La speranza è l’ultima a morire ma senza regole e standard ferrei la vedo durissima a rispettare i piani e gli obiettivi del PNRR.

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