
Difficile pensare a una vera e propria svolta se prima non si risolveranno una serie di problemi che ne ostacolano lo sviluppo.
Formulare una risposta è difficile perché se da un verso ci sono alcuni aspetti che rappresentano una discontinuità rispetto al passato, per contro ce ne sono altri che continuano a essere un freno a un cambio di passo allo sviluppo della sanità digitale. Vediamo entrambi, partendo dai primi.
Più fondi
Il PNRR prevede per la digitalizzazione della sanità circa 4 miliardi di euro in cinque anni (qui per maggiori dettagli), risorse che si aggiungono alla spesa corrente e ai fondi dei vari PON / POR. La maggior parte delle risorse sono destinate alle regioni. La domanda che dobbiamo porci però è se il Servizio Sanitario Nazionale saprà impegnarli e riuscirà a spenderli.
Accordi quadro, gare e PPP
In mancanza di una profonda riforma del codice degli appalti bisogna effettuare gli acquisti con gli strumenti oggi disponibili: accordi quadro, gare, partenariati pubblico privato (PPP). Consip ha emesso due gare per la sanità digitale: la prima, conclusa ma con un ricorso presentato, è relativa ai sistemi clinici e alla telemedicina, per un importo di 600 milioni di euro; la seconda, in corso, riguarda i CUP, l’interoperabilità, il FSE e i sistemi territoriali e vale 540 milioni di euro.
Entrambe le gare riguardano servizi professionali di sviluppo, manutenzione, consulenza e non includono né licenze, né servizi SaaS. Rappresentano una comoda scorciatoia per la pubblica amministrazione che può avvalersene evitando così di bandire proprie gare (entro i limiti previsti dagli schemi della gara Consip) ma non coprono tutte le casistiche. Se volete approfondire il tema potete leggere qui e quest’altro post.
Ci sono poi le gare che regioni e aziende sanitarie possono indire e che presentano una serie di difficoltà: capacità di scrivere capitolati tecnici innovativi in grado di premiare la qualità; i tempi dell’iter; il rischio di ricorsi e contenzioso legale che allungano i tempi.
Infine c’è il possibile ricorso al PPP che tuttavia, per esperienza diretta, rimane uno strumento ostico per le pubbliche amministrazioni (per inesperienza e timore di errori) e che tutto sommato è persino più lungo di un tradizionale iter di gara.
Un nuovo Fascicolo Sanitario Elettronico
Tra le novità del 2022 avremo l’avvio del percorso per la realizzazione del nuovo Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE 2.0), la cui progettazione è iniziata l’anno scorso e di cui ho parlato in questo articolo e per il quale ho espresso alcune riserve in questo post. È un tema molto importante che meriterebbe grande attenzione e la partecipazione dei migliori esperti di diversi settori, a partire dai medici.
La telemedicina diventa sistemica
Il 2022 vedrà diverse gare regionali (ad esempio Piemonte e Friuli) per l’acquisizione di piattaforme di telemedicina che diventeranno così parte integrante dei servizi regionali. C’è poi la grande novità di un PPP promosso da Agenas, con il supporto del Ministero per l’Innovazione tecnologica e la Transizione Digitale (MITD), che sarà pubblicato questo mese per raccogliere le manifestazioni di interesse per un Partenariato Pubblico Privato per una piattaforma nazionale di telemedicina (potete approfondire qui).
Le novità però non finiscono qui. Verso metà anno dovrebbe essere pubblicata una gara Consip per servizi SaaS di telemedicina, la prima di questo genere per la sanità digitale.
La digitalizzazione delle cure
Grazie alla spinta del PNRR, ma non solo, nel 2022 continuerà la spinta verso la completa digitalizzazione delle cure. La cartella clinica elettronica ospedaliera e quella territoriale, a volte unite in un contesto di cartella clinica integrata, sono i due sistemi che sono e saranno al centro di gare ad hoc o di full outsourcing del sistema informativo delle aziende sanitarie (si vedano ad esempio le gare della ASL di Asti e di quella della Torino 5).
Quali novità lato aziende sanitarie e fornitori?
A questi aspetti innovativi si contrappongono la scarsa capacità di disegno e governo dell’innovazione di regioni e aziende sanitarie e una radicata resistenza al cambiamento. C’è poi il problema della carenza di personale tecnico e di esperti nella trasformazione digitale.
Anche i fornitori sono alla prese con il problema delle risorse tecniche. Per far fronte agli impegni attuali e a quelli futuri c’è bisogno di sviluppatori e di esperti di dominio, due figure professionali molto difficili da reperire e la cui formazione richiede molto tempo.
C’è insomma il concreto rischio di non riuscire a soddisfare la domanda e di non riuscire ad erogare i servizi richiesti. Per tutte queste ragioni il 2022 potrebbe essere, più che l’anno della svolta, un anno di crescita per la sanità digitale tra difficoltà, scadenze e problemi da risolvere.
Il problema di fondo è abbiamo poche risorse umane nei settori tecnici e quelle mediche che dovrebbero essere coinvolte sono impegnate a gestire la situazione pandemica attuale con tutti i risvolti sull’attività di routine delle altre patologie.