
Nei progetti finanziati non c’è alcun criterio né indicatori per misurarne l’impatto e i benefici.
L’obiettivo è spendere e poi rendicontare nei tempi previsti. I capitolati tecnici degli appalti specifici non contengono alcun criterio né indicatori per misurarne l’impatto e i benefici. La remunerazione è, salvo per le licenze software, a cottimo per giornata lavorativa a tariffe sotto la soglia di sostenibilità economica (ma di questo parleremo in un successivo articolo).
Il risultato da raggiungere è il collaudo e poi il rispetto dei livelli di servizio (SLA) che riguardano la fruibilità del software e il suo corretto funzionamento. Criteri quantitativi sacrosanti ma insufficienti per comprendere se l’investimento effettuato sia davvero utile per il servizio sanitario, i professionisti che vi lavorano, i pazienti.
Quanti progetti che sono stati positivamente collaudati, nel rispetto degli SLA, si sono poi rivelati assolutamente insoddisfacenti per gli utenti e le aziende sanitarie? O privi di utilità? Personalmente ne conosco tanti.
Se non si fissano degli obiettivi e si impostano dei criteri per misurarli non saremo mai in grado di valutare il rapporto costo / benefici di un progetto di sanità digitale. Quanti utenti adoperano il sistema? Con che grado di soddisfazione? Quali miglioramenti si sono ottenuti, rispetto alla situazione ex-ante, relativamente all’efficienza, all’efficacia clinica alla riduzione degli errori? Sono solo alcuni degli aspetti che potrebbero rappresentare degli indicatori con cui valutare il ritorno degli investimenti.
È un tema però che non sembra riguardare i committenti né chi finanzia i loro progetti. In mancanza di obiettivi non c’è responsabilizzazione né dei committenti, né dei fornitori, ciascuno per il proprio ruolo. La logica “a cottimo” con cui sono gestiti questi progetti mal si sposa con l’obiettivo di innovazione che, per essere tale, deve rappresentare un vantaggio per qualcuno.
L’importante è fare, come e con quali risultati è un aspetto che sembra non interessare nessuno.
One thought on “PNRR e sanità digitale, l’importante è spendere”