Covid-19: del senno di poi son piene le fosse

È davvero possibile, sulla base delle poche informazioni all’epoca disponibili, accertare se, da parte di chi aveva la responsabilità nel decidere come fronteggiare la pandemia, c’è stata imperizia, negligenza o dolo?

Siamo l’unico paese in cui si è avviata un’indagine della magistratura sulle eventuali responsabilità nella gestione della pandemia Covid-19. Può essere certamente utile esaminare cosa abbia funzionato e cosa invece poteva essere fatto per ridurre il drammatico costo di vite umane che c’è stato prima di tutto per evitare, in futuro, gli stessi errori. È quanto ad esempio avviene dopo un incidente aereo da parte di enti nazionali – in Italia abbiamo l’Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo – che esaminano le cause che lo hanno determinato per prevenire in futuro il ripetersi di episodi simili. Nella sanità non abbiamo un organismo simile.

Mi chiedo come la magistratura possa accertare se, da parte di chi aveva la responsabilità nel decidere come fronteggiare la pandemia, c’è stata imperizia, negligenza o dolo. Sappiamo che è stata commissionata una perizia per fare luce su ciò che è successo, una“mappa logica” per “quantificare quelle che potevano essere le conseguenze di determinate scelte”.

Non ho letto la perizia e ciò che sto per esprimere è frutto di mie riflessioni sulle poche informazioni che sono riuscito a raccogliere. Immagino che il calcolo delle vittime che si sarebbe potuto evitare si basi su stime realizzate con le numeriche che si sono avute dopo che i fatti si sono svolti. In altre parole con dati non disponibili al momento in cui si sono prese le decisioni e con un bagaglio di conoscenze frutto dell’esperienza che al momento dei fatti contestati non era stata maturata: il senno di poi.

Tornando all’esempio dell’incidente aereo – uso questo paragone perché è il settore in cui la cultura della sicurezza è estremamente elevata – gli investigatori esaminano la formazione dei piloti, i manuali di volo e le informazioni di cui disponevano per comprendere se le scelte che hanno compiuto erano o meno coerenti con quanto sapevano. Per fare questa ricostruzione adoperano simulatori di volo che vengono impostati con le stesse condizioni operative (meteo, funzionamento degli apparati, etc..) e agiscono in funzione di ciò che i piloti conoscevano (formazione, controlli, esperienza).

Purtroppo non abbiamo un simulatore simile in sanità. La medicina non è una scienza esatta ma una pratica che si basa sulle conoscenze e che procede in modo empirico; ecco perché sono perplesso sulla decisione di avviare un’indagine penale su una tragedia che è stata fronteggiata con le poche conoscenze disponibili al momento.

Negli incidenti aerei ci sono di norma due inchieste: quella della magistratura, volta a stabilire le responsabilità legali e quella dell’ente per la sicurezza aerea che individua le cause e definisce i correttivi che devono essere adottati. La prima si basa quasi sempre sulle evidenze della seconda.

Sono quindi ancora più stupito nel constatare come non si sia svolto, da parte di alcun organismo sanitario, alcun ragionamento su come in futuro prevenire o almeno contenere i danni di una pandemia. In termini organizzativi la riforma del DM77 relativa all’assistenza territoriale non rappresenta una risposta idonea. È un modello nato prima del Covid-19, volto a realizzare una sanità di prossimità e focalizzato sulla gestione delle cronicità e delle fragilità, niente a che vedere con la gestione di un virus letale. Nemmeno sul fronte della sanità digitale si sono predisposte infrastrutture ad hoc per la gestione di una pandemia. Continuiamo a basarci sui soliti flussi informativi del NSIS salvo, in caso di necessità, concepirne in fretta e furia di nuovi. Il nuovo Fascicolo Sanitario Elettronico e l’Ecosistema dei Dati Sanitari sono, malgrado i proclami, fermi e saranno realmente operativi tra diversi anni.

Riusciremo, lasciando da parte polemiche inutili, ad avviare un percorso per riflettere seriamente su ciò che potremmo fare per evitare in futuro simili tragedie? In fondo il progresso dell’umanità e quello della medicina si basano proprio su questa capacità.

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