È ormai assodato: l’Italia avrà la sua app di contact tracing. Vediamo di capire come misurare l’efficacia di questa iniziativa con una formula.
Indice di Disponibilità Smartphone. Tutte le soluzioni di contact tracing assumono, come primo requisito, la disponibilità di uno smartphone connesso al web. In Italia ci sono circa 43 milioni di telefoni intelligenti che non significa però che ne siano dotate altrettante persone: c’è infatti chi ne possiede più di uno e chi nessuno.
Secondo il sondaggio Auditel – Censis, il 97,2% dei 18-34enni, il 85,8% dei 35-64enni e il 27,8% degli anziani dispone di uno smartphone connesso al web. Escludendo gli under 18, unicamente per disponibilità di dati e rapportando il valore in base alla numerosità della popolazione per fascia di età, si ottiene un valore medio del 72,3% (dati Istat 2018).
Bisognerebbe poi “pesare” le percentuali in funzione dell’età e della posizione lavorativa, ossia della frequenza di contatti.
Indice di Adesione Personale. Poiché tutte le soluzioni prevedono l’adesione volontaria delle persone, bisogna considerare quanti saranno coloro che accetteranno di sottoporsi al contact tracing. Per questo indice non ci sono molti dati e, quelli disponibili, si riferiscono a Paesi e culture abbastanza differenti rispetto alla nostra. Il ministro Pisano, in un suo intervento alla commissione trasporti, ha parlato di obiettivo minimo del 60% affinché il sistema sia efficace.
Anche in Paesi dove in alcune condizioni, ad esempio paziente infetto, esiste l’obbligo del tracciamento, come in Corea del Sud, si sono riscontrati casi di elusione volontaria, ad esempio lasciando il telefono a casa.
Indice di Aderenza Tecnologica. I protocolli che sono stati sviluppati possiedono dei requisiti tecnologici: tipo e versione del sistema operativo; in alcuni casi combinazione tra sistemi operativi.
Il protocollo Apple – Google che si basa su API a livello di sistema operativo, sarà disponibile a maggio con l’aggiornamento di iOS e Android. Sarà del tipo opt-in, ossia l’utente dovrà attivarlo, e presuppone la presenza di un’app che utilizzi l’API.
In Italia Apple, quindi iOS, detiene il 25,26% del mercato, Google con Android il 74,41%, per un totale del 99,67%.
Il protocollo che è stato sviluppato da Covid Community Alert che molte fonti danno per favorito nella call Innova per l’Italia, su cui si basa CovidApp, prevede un limite teorico del 98,5% contro il 71,7% di altre soluzioni. Tale limite è stato calcolato tenendo conto che, al momento, il protocollo non funziona tra due iPhone, ma solo tra Android – Android, Android – iOS e viceversa. I ricercatori hanno però, nel calcolare il valore, tenuto conto che Apple ha una quota di mercato del 25%, presupposto che in moltissimi casi, anche in presenza di due iPhone, ci sia almeno un dispositivo Android che faccia da “ponte” tra i due telefoni Apple.
Tutti i protocolli basati sul Bluetooth Low Energy, la maggioranza, richiedono poi la presenza di hardware di questo tipo e di una versione del sistema operativo in grado di gestirlo: Android versione 4.3 o superiori; iPhone 5 o superiore. Si tratta di un criterio molto inclusivo, dal momento che si riferisce a prodotti mercato di oltre 8 anni fa.
Indice di Efficienza Tecnologica. È un indice che rappresenta l’operatività complessiva di smartphone, app, rete. Può essere condizionato da molti fattori, tra cui:
- carica della batteria
- disponibilità di memoria
- problemi dell’app
- problemi Bluetooth (chi usa molto questo protocollo avrà notato che, ogni tanto, la sincronizzazione con altri dispositivi non funziona correttamente)
- connessione internet
- affidabilità del cloud su cui i dati sono registrati
Rispetto al limite teorico del 100%, è lecito aspettarsi un valore leggermente inferiore.
Riassumendo non c’è dubbio che i due indici che determinano in modo rilevante l’efficacia del tracciamento siano i primi due.
Non bisogna cadere nella tentazione di pensare che se l’efficacia complessiva non superi un certo valore, allora sia inutile adottare una soluzione di questo tipo. Tuttavia è necessario fare qualche considerazione. Il contact tracing non serve per controllare che le persone rispettino l’isolamento domiciliare. In questo caso l’indice di adesione delle persone che non rispettano le norme in vigore sarebbe ovviamente bassissimo o quasi nullo. Nessuno, o quasi, sarebbe disponibile a farci tracciare sapendo di contravvenire ad una disposizione di legge. Sarebbe sufficiente lasciare il telefono a casa.
Il contact tracing serve a facilitare il compito dei medici di sanità pubblica nello svolgere le indagini epidemiologiche, ossia a identificare le persone con cui il paziente contagiato è venuto in contatto. La disponibilità di questa tecnologia sarebbe molto utile; tuttavia, non potendo contare su un’affidabilità del 100%, non potrebbe sostituire i metodi di indagine tradizionali. L’alta infettività del Coronavirus richiede infatti il massimo sforzo per individuare e isolare i soggetti a rischio, coloro che sono venuti in contatto con un caso positivo.
Il contact tracing sarebbe insomma un potente ausilio ma, da solo, non risolutivo. Ciò non toglie che, considerata la sua utilità, possa essere di grande aiuto nel contenimento della pandemia.
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