Analizzando i dati del quarto trimestre 2019 forniti da AgID, l’uso del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) è quasi uguale a quello di sei mesi prima. Pochi i progressi effettuati, la situazione sembra ferma.
Esaminando il numero di medici che alimentano il FSE e confrontabili con quelli del secondo trimestre 2019, sono davvero poche le variazioni.

Significative variazioni si sono avute nelle Marche, dove il 34% dei medici ora alimenta il FSE (0% nel Q2 2019), in Sicilia, dove ora il 91% (era 70%) produce il Profilo Sintetico Sanitario e l’Umbria (77% dal 71%). Nelle altre regioni i medici non alimentano il Fascicolo Sanitario Elettronico (fa eccezione la Sardegna con un mero 3%).
Se spostiamo l’attenzione sulla percentuale di cittadini che hanno attivato il FSE, conditio sine qua non affinché l’FSE possa essere realmente utilizzato, anche in questo caso la situazione è pressoché ferma.

Le uniche due variazioni riguardano la Sicilia, passata dal 4 al 9% e il Veneto, passato dal 36 al 41%. Sono ben tredici le regioni / province sotto al 10%, solo due quelle che hanno superato il 75%.
Guardano infine alla percentuale di aziende sanitarie che alimentano il FSE, ci sono solo due variazioni: le Marche, dove ora il 56,25% delle strutture è connesso al Fascicolo (era 0% nel secondo trimestre 2019) e la Puglia, passata dal 22 al 26%.

Per il resto la situazione è identica a quella del secondo trimestre 2019.
Poco o nulla è cambiato rispetto alla situazione che avevo descritto in un precedente post e che potete leggere qui. Bisognerà vedere se il finanziamento di 208 milioni per lo sviluppo del FSE (post) riuscirà a smuovere le acque e a incrementare la diffusione e l’uso del Fascicolo Sanitario Elettronico.