Il cloud è davvero la soluzione migliore per la sanità?

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L’informatica sanitaria ricalca le mode e i trend delle tecnologie ICT. Oggi siamo nell’era del cloud che è diventato l’obiettivo della pubblica amministrazione e della sanità. Ma siamo davvero sicuri che sia la strada giusta per contenere i costi e aumentare l’efficienza?

Per rispondere a questa domanda bisogna per prima cosa esaminare i processi dei diversi setting assistenziali che compongono il sistema sanitario.

In ambito ospedaliero molti processi sono critici, in particolare quelli legati all’emergenza / urgenza (accettazione, triage, diagnostica, trattamento), all’attività operatoria, alla rianimazione e la terapia intensiva.

La criticità riguarda diversi sistemi applicativi, alcuni dei quali producono grandi quantità di dati (ad esempio il PACS), nonché componenti di base come il repository clinico (dossier sanitario).

Meno critici sono i processi di assistenza territoriale che sono anche, al momento, meno digitalizzati di quelli ospedalieri.

Immaginare di erogare tutte le applicazioni in cloud appare un azzardo per due ragioni principali:

  1. il parco applicativo attuale non è, salvo eccezione, cloud based ma, al più, web based (ma ci sono anche tanti sistemi ancora client – server). È vero che un’applicazione web based può operare in un cloud ma, in questo caso, parliamo di hosting, ossia di un server remoto. Le applicazioni web based non consentono di usufruire di un dei principali vantaggi del cloud, ossia la scalabilità.
  2. ci sono sistemi che producono grandi quantità di dati e che devono interagire con macchinari e dispositivi medici che sono fisicamente collocati in strutture sanitarie. In linea teorica non c’è nulla che non si possa traslare sul cloud, bisogna però essere dotati di connettività di alta o altissima capacità.

C’è poi un’ulteriore considerazione da fare: più si “allunga” la filiera dell’infrastruttura IT, più aumentano i possibili “point of failure” che, nel caso del cloud, sono interni ed esterni alla struttura sanitaria.

La semplificazione del cloud e la spinta verso di esso anche da parte istituzioni ed enti dello Stato trova impreparate le aziende sanitarie e i fornitori di soluzioni applicative e suscita in entrambi perplessità e preoccupazioni.

Tecnologie come l’edge computing o il fog computing, di cui parlerò in un prossimo post, sembrano essere più idonee a gestire i processi clinici della sanità, spostando in cloud quelli meno critici e le applicazioni realmente cloud based.

L’integralismo tecnologico è un rischio che la sanità non può permettersi.

3 thoughts on “Il cloud è davvero la soluzione migliore per la sanità?

  1. Umberto 18 Novembre 2019 / 16:36

    essere contro il cloud è un po’ come essere contro la globalizzazione e l’evoluzione tecnologica: inutile e irreversibile. Bisogna solo essere preparati, coglierne pregi e opportunità, riconoscerne i limiti e attrezzarsi di conseguenza. Tenere tutti i dati in casa, su server autogestiti e scarse risorse (quanti fanno backup come si deve) ha un costo sicuramente maggiore e un rischio data breach sicuramente più alto. Meglio che ognuno si concentri sul mestiere che sa fare e lasci il data management a chi lo fa di professione seriamente

    • Massimo Mangia 18 Novembre 2019 / 17:31

      Non sono contro il cloud che ha tanti vantaggi, ma contro le semplificazioni che non considerano le peculiarità e le necessità di un settore, la sanità, che è estremamente complesso e che ha processi critici.

      • Giuseppe Caruana 18 Novembre 2019 / 21:38

        Condivido, sfruttare sempre la migliore tecnolgia. Vedo bene il cloud per tutto quello non mission critical.

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