Chatbot, cosa sono e come possono essere utili in sanità

di Antonio Porcelli

Con la parola chatbot, fusione di “chat” e “robot”, si intende un programma il cui funzionamento è basato essenzialmente su algoritmi molto simili ai modelli di comunicazione ed interazione che gli esseri umani utilizzano per comunicare. In pratica sono programmi che parlano come gli esseri umani.

Da tempo sono presenti nelle nostre tasche, scrivanie o salotti come ad esempio Siri di Apple, Cortana di Microsoft oppure Google Home o Alexa di Amazon. Essi diventano sempre più intelligenti e grazie alle tecniche di auto apprendimento (machine learning) combinate con l’uso di reti neurali, maturano sempre più una propria intelligenza, una intelligenza diversa da quella dell’uomo, una Intelligenza Artificiale (AI).

Ma i chatbot non sono davvero una novità anzi, esistono da molto tempo. Chi non è giovanissimo, si ricorderà di Clippy, la graffetta di Microsoft Office che interagiva con l’utente, sempre pronta a fornire suggerimenti o a rispondere alle domande che qualche curioso (come me) gli poneva. Clippy non ebbe molto successo è questo fu dovuto al fatto che le tecnologie abilitanti quali machine learning e la comprensione del linguaggio parlato (NLP – Natural Language Processing), erano solo all’inizio e non mature. Eravamo alla fine degli anni Novanta.

Ma oggi, però, grazie alla sinergia e ai continui progressi nel campo della comprensione del linguaggio parlato, del machine learning e alla capillare diffusione delle app di messaggistica quali Facebook Messenger o Telegram, i chatbots, sono destinati ad essere l’evoluzione naturale delle app che utilizziamo tutti i giorni fino ad arrivare a prendere il posto di decine di queste che sono installate nei nostri smartphone, catapultandoci in un mondo dove abbiamo bisogno solo di parlare per fare tutto: prenotare un taxi, un posto in aereo, una serata al ristorante, una visita medica o semplicemente scrivere email, accedere alle informazioni personali o dell’azienda nella quale lavoriamo.

Le crescenti performance dell’AI, stanno producendo una nuova generazione di chatbot sempre più performanti grazie all’uso continuativo che permette di imparare dalle conversazioni, ricordando i dialoghi precedenti, usando le conoscenze acquisite durante le chat in real-time.

Il paradigma di interazione con il software così come lo conosciamo è oramai ridefinito: dal click del mouse, passando dal touch degli schermi tattili siamo arrivati al chat. Scrivere o semplicemente chiacchierare con un bot, ci consentirà di ottenere una gamma quasi illimitati di servizi informatici.

L’applicazione di questa tecnologia in abito medico o in generale in sanità, ha portato alla nascita degli healthbots e alla crescita esponenziale degli stessi in molte realtà d’oltreoceano (e non solo). Nell’assistenza sanitaria, gli healthbots sono utilizzati in modi diversi come ad esempio per assolvere a compiti sistematici e ripetitivi come la prenotazione di appuntamenti, il controllo dell’identità dei pazienti, la prescrizione di farmaci e il controllo delle interazioni farmacologiche e degli effetti avversi.

Stiamo assistendo ad una graduale ma veloce transizione, dal dialogo tra pazienti e healthbot (per esempio per prenotare o disdire un appuntamento di una visita specialistica) fino ad arrivare al dialogo tra professionista medico e healthbot.
Il medico quindi si “libera” finalmente del peso (ed intralcio) di mouse e tastiera, accedendo ad un mondo di servizi informatici ridisegnati per la sanità, che gli consentiranno quindi di mantenere e coltivare il rapporto medico-paziente e allo stesso tempo utilizzare i tanti sistemi informatici oggi presenti negli ospedali, in un modo nuovo ed intuitivo.

Una nuova generazione di chatbots è alle porte, i cosiddetti Personal Health Assistant. Essi aiuteranno le persone ad esempio a ricordare di assumere i farmaci prescritti, a mantenere una vita sana fornendo consigli su stile di vita ed alimentazione (magari interagendo con i dispositivi indossabili quali ad esempio applewatch), a prenotare una visita medica ma anche fornire ai più giovani, la possibilità di parlate in chat di sessualità e malattie trasmissibili.

Antonio Porcelli

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