Negli store Apple e Google vi sono oltre 320.000 app per la salute che forniscono informazioni, indicazioni e talvolta diagnosi. Per essere pubblicate negli store le app vengono sottoposte ad una verifica tecnica che però non entra nel merito della correttezza dei contenuti e delle indicazioni che queste forniscono. Tra queste vi sono delle vere e proprie “fake apps“. Come contrastare questo fenomeno ?
Il servizio nazionale del Regno Unito, NHS, ha realizzato un servizio volto a validare le app sanitarie che vengono esposte in un portale chiamato NHS Apps Library. Gli sviluppatori delle app possono richiedere la loro validazione. Questa viene eseguita se l’app ha lo scopo di migliorare la salute e il benessere. Il produttore deve dimostrare e spiegare come come ciò avviene.
L’app, per essere validata, deve garantire la sicurezza clinica del paziente. Il produttore deve dimostrare di aver rimosso o limitato al minimo ogni rischio derivante da errori o malfunzionamenti. Viene quindi verificata la protezione dei dati e la sicurezza dell’app.
Sono oggetto di valutazione anche l’usabilità e l’accessibilità, così da verificare che le app possano ad esempio essere utilizzate da anziani, giovani e persone con disabilità. Particolare attenzione viene prestata all’interoperabilità dell’app e di come questa scambia i dati con altri sistemi o con dispositivi medici. Infine viene valutata l’affidabilità dell’app, la sua stabilità tecnica.
Le app presenti nella libreria possono avere tre differenti badge: NHS Approved indica le app validate e un’efficacia clinica dimostrata; Being tested in the NHS identifica le app validate la cui efficacia clinica è in fase di verifica; No badge sono le app validate ma non oggetto di verifica riguardo l’efficacia clinica.
Al momento sono presenti 75 app; altre 120 sono in corso di valutazione. Per svolgere questo lavoro gli esperti dell’NHS si avvalgono anche di revisori esterni.
Curiosando tra le app, che sono suddivise per categorie, sia gratuite, sia a pagamento, emerge un aspetto particolarmente interessante. Alcune di esse sono integrate al Fascicolo Sanitario Elettronico dell’NHS o al sistema di prescrizione digitale. Entrambi espongono una serie di servizi per consentire l’accesso alle informazioni che vi sono contenute, consentendo così lo sviluppo di un ecosistema di app che forniscono servizi ai cittadini, come ad esempio il supporto per la gestione della terapia, la richiesta di nuove prescrizioni, la consultazione dei propri dati.
L’infrastruttura di sanità elettronica del NHS non è quindi un sistema chiuso e limitato alle sole applicazioni sviluppate al suo interno ma aperto a sviluppatori e terze parti che possono realizzare nuove soluzioni che vanno ad arricchire il sistema pubblico. È una strategia intelligente e lungimirante che mi auguro possa essere adottata anche in Italia.