Fare innovazione senza generare valore è un lusso che la sanità non può permettersi

Il potere taumaturgico dell’innovazione tecnologica come leva per migliorare il sistema sanitario, assicurando al contempo grandi risparmi, è un dogma di tecnici ed esperti del settore. Questi non comprendono e vivono con disappunto la scarsa lungimiranza dei politici e dei dirigenti nell’investire nella salute digitale. È solo un problema di insensibilità, ignoranza o mancanza di risorse ?

Ampliando il discorso dobbiamo dire che l’innovazione, nei diversi ambiti dove questa può concretizzarsi – organizzativa, di processo, tecnologica, sociale – non è detto che sia, di per sé, utile. L’innovazione è vantaggiosa se crea valore che, è bene precisare, può riguardare non soltanto il mero aspetto economico, ad esempio la riduzione dei costi, ma più in generale l’efficienza, la sicurezza, l’efficacia clinica, la qualità della vita di professionisti sanitari e pazienti.

Se abbandoniamo per un istante l’approccio fideistico e dogmatico dobbiamo allora chiederci se e come la salute digitale produce valore e chi ne usufruisce. Quali sono le reali motivazioni che sono alla base dei progetti ICT ? Che obiettivi possiedono e come si misurano ? In altre parole come si valutano l’impatto e il valore di un progetto ?

La semplice traslazione in digitale dei processi clinici ed assistenziali non produce implicitamente valore. La mera sostituzione del media con cui medici, infermieri, impiegati lavorano, dalla carta all’elettronico o il suo aggiornamento tecnologico, può portare pochi benefici reali e richiedere costi elevati e un forte impegno di risorse professionali, la cui carenza rende questo aspetto ancora più critico. Questo aspetto è ad esempio evidente nei progetti di cartella clinica elettronica che abbiamo trattato in un altro articolo.

La grande maggioranza dei progetti di salute digitale nascono per la necessità di un aggiornamento tecnologico, l’opportunità di estenderne l’ambito di utilizzo – vedi la mobile health, la trasformazione digitale di alcuni processi o l’attivazione di nuovi. A volte la leva è la voglia di applicare nuove tecnologie in ambito sanitario, ossia sperimentarne l’uso.

È molto raro trovare progetti ICT che abbiano obiettivi dichiarati legati alla costruzione di valore, metriche ed indicatori per misurarne i risultati. Fanno eccezione i progetti di Partenariato Pubblico Privato (PPP) che, per la loro natura finanziaria, devono esplicitare i vantaggi e i benefici per la Pubblica Amministrazione.

Il successo di un progetto si misura di solito dal gradimento degli utenti, raccolto però quasi mai con metodiche professionali, dalla visibilità e dalla reputazione che determina, se rispetta i tempi previsti e il budget, se non ha provocato grandi problemi, se ha suscitato l’apprezzamento dei pazienti – idem come sopra su come questo viene rilevato.

I modelli che valutano il livello di maturità dell’ICT in sanità, come EMRAM di HIMSS o eHealth Journey del Politecnico di Milano, misurano la presenza o meno di sistemi, la digitalizzazione dei processi, la presenza di alcune tecnologie. Nel voto che viene espresso il reale valore che le soluzioni software determinano non viene considerato. Anche in questo caso la valutazione si basa sull’assunto che la mera presenza di una tecnologia o la digitalizzazione di un processo generi, di per sé, valore.

Nella situazione attuale, in cui le risorse economiche a disposizione del sistema sanitario sono limitate e dove quindi è indispensabile stabilire delle priorità, decidere come e su cosa investire, è giunto il momento di cambiare approccio, affrontare con i decisori della spesa la questione del valore. Dobbiamo quindi prima di tutto comprendere che valore possiamo generare per la sanità attraverso l’innovazione, non solo tecnologica. Operazione che comporta il coinvolgimento di competenze amministrative, mediche, assistenziali.

I progetti devono avere obiettivi tangibili, misurabili, adottare modelli e metriche per misurare i risultati. Possiamo provare a coinvolgere i fornitori in modelli di procurement innovativi in cui parte del loro ricavo sia legato al successo del progetto.

Fare innovazione senza generare valore è un lusso che la sanità pubblica non può permettersi. È questa la sfida che siamo chiamati ad affrontare.

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