Blockchain e salute digitale

È senza dubbio una delle tecnologie emergenti destinata a cambiare l’architettura dei sistemi informativi di molti settori industriali, partendo dal mondo della finanza e delle assicurazioni. Cosa possiamo immaginarci per la sanità ? Che applicazioni verranno sviluppate ?

Blockchain, letteralmente catena di blocchi, è una tecnologia che unisce il paradigma peer-to-peer alla crittografia per rendere estremamente sicura l’attività di raccolta e tracciamento delle informazioni. È stato quindi naturale pensare ad una sua applicazione in ambito sanitario, dove si producono quando quantità di informazioni che, per loro natura, devono essere riservate e conservate senza alterazioni.

La tecnologia blockchain assicura infatti un’infrastruttura di condivisione dati robusta e interoperabile, nonché flessibile per consentire un accesso istantaneo ai dati, garantendo una protezione contro gli accessi non autorizzati o le intrusioni.

Per questa ragione uno dei campi di applicazione su cui si sta ragionando è quello dell’Electronic Health Record, in Italia il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE). ARK Invest insieme a GEM hanno ad esempio prodotto un white paper su come la tecnologia blockchain possa migliorare l’interoperabilità dell’ EHR che potete scaricare qui.

C’è da osservare che, tecnologia a parte, un approccio di questo tipo richiede un cambiamento culturale da un modello organizzativo verticistico e ben regolamentato – regioni e aziende sanitarie – verso uno distribuito, in cui i blocchi siano gestiti nella rete. Se immaginiamo che in futuro anche i pazienti possano diventare “produttori di informazioni“, anche attraverso medical devices e sensori sempre più integrati ai loro smartphone, ci rendiamo conto che la blockchain è una tecnologia che andrebbe presa seriamente in considerazione (la logica del taccuino sanitario, prevista nel FSE, non è la risposta giusta a questo problema).

FSE a parte ci sono altri ambiti, in attesa di una soluzione, in cui la blockchain potrebbe essere determinante. Il primo che mi viene in mente è quello delle fustelle dei farmaci che si continuano a staccare dalle confezioni dei farmaci per apporle in appositi registri cartacei. Una catena di blocchi creata ad hoc potrebbe permettere alle aziende produttrici, ai farmacisti e al sistema sanitario di gestire e controllare l’erogazione dei farmaci in modo sicuro e distribuito.

Un altro ambito di applicazione potrebbe essere quello del ciclo di prescrizione, autorizzazione ed erogazione dei presidi sanitari e degli alimenti per i celiaci. Anche la farmaceutica veterinaria, con tutte le implicazioni che questa ha sulla sicurezza animale ed alimentare, si presterebbe davvero bene all’uso di blockchain. Per non parlare, estendendo il discorso, della salute degli animali destinati all’uso alimentare (visite, patologie, terapie, trattamenti).

Che dire poi delle vaccinazioni ? Anche in questo caso una catena di blocchi potrebbe conservare il diario vaccinale di bambini ed adulti.

I campi di applicazione insomma non mancano. C’è bisogno di studiare, capire e valutare se e come impiegare questa tecnologia per migliorare la salute digitale. Magari, per una volta, mettendo insieme responsabili della sanità, tecnici, professionisti sanitari, pazienti, esperti di privacy, in un ambito di cooperazione e collaborazione multidisciplinare.

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