
I sistemi attuali non sono in grado di abilitare in modo efficace i nuovi modelli assistenziali. Occorrono nuove modalità di interazione con i pazienti e una cartella clinica territoriale.
La riforma dell’assistenza territoriale, di cui ho parlato in un precedente post, prevede nuovi modelli assistenziali che devono essere supportati dalle tecnologie digitali.
Per svolgere i compiti assegnati alle nuove strutture previste dal PNRR, nel documento si citano i sistemi che attualmente sono in uso sul territorio, come i CUP, le cartelle ambulatoriali, i sistemi di gestione dell’ADI e così via. Per la condivisione delle informazioni e assicurare la “continuità della conoscenza” necessaria per operare in una logica di cure integrate si cita più volte il Fascicolo Sanitario Elettronico (a sua volta oggetto di una forte evoluzione, come scritto qui).
Possono questi sistemi, progettati in un contesto di medicina di attesa e focalizzati prevalentemente sugli aspetti gestionali – amministrativi, essere utilizzati con profitto nel nuovo scenario delle cure territoriali? La risposta, a mio parere, è negativa.
Medicina di popolazione
Alla base del nuovo modello di cure territoriali c’è la stratificazione della popolazione in ragione dei bisogni assistenziali. Questa profilazione, per essere efficace, non può limitarsi alla mera analisi dei flussi informativi NSIS e dei codici di esenzione ma necessita di un repository alimentato con dati clinici e assistenziali. Non sono dunque sufficienti gli attuali sistemi di business intelligence ma occorrono dei veri sistemi di Population Health Management.
Volendo poi ragionare in termini di costo / benefici, sono necessari sistemi di analisi dei benefici della salute in rapporto alle linee guida e ai protocolli clinici, come ad esempio quello descritto qui.
Relazione con i pazienti
L’ampliamento della platea di pazienti che devono essere assistiti in modo pro-attivo rende necessario ampliare i canali e le modalità di interazione con essi. I sistemi tradizionali di presa in carico e di gestione dell’assistenza domiciliare sono orientati agli operatori e possiedono poche funzioni per i pazienti.
Come è già avvenuto in altri settori sarebbe utile ricorrere ai CRM per estendere le modalità di contatto e relazione con i pazienti per la prevenzione, la cura delle cronicità, l’assistenza domiciliare, come ad esempio è descritto in questo post.
La cartella clinica territoriale
Bisogna poi lavorare alla realizzazione di una cartella clinica territoriale, lo strumento con cui curare e assistere i pazienti sul territorio (a casa e non solo). I sistemi attuali sia di presa in carico, sia di gestione ADI, sono oggi orientati agli aspetti amministrativi, alla produzione dei flussi SIAD e alla rendicontazione verso gli erogatori dei servizi assistenziali.
Serve una cartella clinica con i seguenti requisiti:
- “Tablet first”, ossia una soluzione progettata nativamente per tablet (e non un’applicazione desktop che può funzionare, perché responsive, anche su tablet)
- Orientata per problemi anziché, come quelle ospedaliere, per episodio di cura (ricovero o accesso ambulatoriale)
- Trasversale / longitudinale alla storia clinica del paziente
- Basata su workflow
- Basata sul concetto di task / attività
- Dotata di indicatori assistenziali
- In grado di contenere dati clinici, assistenziali e sociali
- Integrata con linee guida e protocolli clinici
- Integrata con i servizi di telemedicina
- Integrata con gli altri sistemi clinici
Quali passi fare
Per far evolvere i sistemi informativi occorre, prima di tutto, la consapevolezza della necessità di sviluppare nuove soluzioni che sinceramente non percepisco sia a livello di domanda, sia di offerta. L’approccio più frequente è quello di pensare di utilizzare le soluzioni disponibili , senza analizzare in modo approfondito le implicazioni che il nuovo modello di sanità territoriale comporta. Regioni e ASL ragionano nel modo che è loro congeniale, basandosi sui modelli correnti, senza fare lo sforzo di ripensare le necessità sulle tecnologie digitali che derivano dal PNRR. I fornitori di queste soluzioni cercano di promuovere e vendere ciò che hanno, preoccupati di mancare il “treno” che sta per passare.
Il rischio, concreto, è di realizzare un nuovo modello con vecchi strumenti. Peccato però che senza gli strumenti idonei, il modello, in cui le tecnologie digitali sono davvero strategiche, non riuscirà a determinare i risultati attesi. Risultati che, a loro volta, determineranno la sostenibilità degli investimenti effettuati a partire dal 2026.
Una delle questioni aperte delle Cure Territoriali e’ l’assenza di una Cartella Clinica condivisa tra MMG/PLS ed i Medici della cosiddetta Continuità Assistenziale (ex Guardia Medica). La Cartella Territoriale potrebbe essere l’occasione per un salto di qualità della Continuità Assistenziale ancora oggi Cenerentola dell’assistenza medica pubblica. Grazie Massimo!