L’emergenza COVID-19 ha prodotto, come abbiamo già visto in numerosi post su questo blog, un rinnovato e fortissimo interesse nei confronti della Telemedicina: se ne parla tantissimo, e (fortunatamente) si comincia a farne parecchia.
Forse è venuto il momento, a nostro modestissimo parere, di considerare l’opportunità di mettere ordine nel variegato mondo dei servizi di Telemedicina sotto il profilo della loro definizione puntuale e riclassificazione, considerando che la prima classificazione “ufficiale” da parte del Ministero della Salute risale a molti – forse troppi – anni fa.
L’idea di proporre una nuova classificazione mi è nata qualche settimana fa, dopo aver avuto modo di leggere documenti, progetti, bandi di gara ciascuno caratterizzato da un modo diverso di chiamare le cose: teleconsulto e televisita scambiati fra loro, definizioni “creative” del teletriage, e via discorrendo.
Questa proposta di riclassificazione è, per l’appunto, una “proposta”. Sarebbe utile che intorno ad essa nascesse un dibattito finalizzato a perfezionarla con l’obiettivo di giungere – in tempi che ci si augura brevi – a una piena condivisione di un “vocabolario” condiviso.
Non è una semplice esercitazione d’accademia: ci saranno sempre più gare, sempre più progetti ed iniziative di Telemedicina sull’intero territorio nazionale. Tanto vale parlare tutti la stessa lingua, non è vero?
Insieme a questa prima bozza di riclassificazione ho pensato fosse utile descrivere una serie di casi d’uso, con l’obiettivo di aiutare gli operatori sanitari a capire “cosa potrebbe essergli utile, quando e come”.
Anche in questo caso è una prima rassegna, assolutamente non esaustiva.
È un inizio. Spetta a tutti voi/noi arricchire, modificare, perfezionare.
Uscendo da Babele, condividendo una “lingua”, riusciremo a lavorare meglio tutti quanti. E, particolare non insignificante, riusciremo a conquistare credibilità nei confronti di chi la Telemedicina la deve adottare e di chi la deve utilizzare stando dalla parte del Paziente.
Come ho già detto più volte, prima o poi arriveremo a convenire sul fatto che la telemedicina non esiste: esiste un modo di compiere un atto medico o infermieristico così come lo si deve fare nel terzo millennio.
Potete scaricare il documento qui: Appunti per una riclassificazione degli ambiti e dei servizi di telemedicina – v1 29mar2020
grazie, veramente interessante
Se esiste la telemedicina significa che qualcuno deve fare una diagnosi
a distanza. Ed è esattamente quello che noi non dovremmo auspicare.
Ciò che il medico vede è rilevato dai sensori delle apparecchiature
i cui dati vengono elaborati dalle apparecchiature medesime con
algoritmi scritti nella loro memoria secondo metodiche prestabilite.
Le metodiche però devono essere sempre messe in discussione per
poterle affinare o cambiarle in modo automatico, il che non avviene.
Poiché fino ad ora tutto ciò che riguarda il mondo della medicina si
basa sulla statistica e non sulla scienza è necessario
cambiare mentalità e concentraci sulla persona che è sempre unica
e irripetibile. Si investe in tecnologie ospedaliere tipo l’interfaccia
tra paziente e televisore che sono uno sperpero di risorse e una
perdita di tempo.
In questo periodo si cercano vaccini per contrastare la pandemia
con la sequenza: laboratorio, animali, uomo.
Cioè si lavora sull’emergenza e non sulla prevenzione. Il metodo
di rendere innocuo il virus per poi iniettarlo nella persona è
sbagliato. Vero, se non ci fosse sarebbero morte milioni di persone
in più. Ma questo non significa che sia la strada giusta. Noi
dobbiamo sapere, per ogni persona, quali sono le potenziali
malattie che danneggiano quel corpo e non tutti i corpi.
Trasformare ogni singola cellula in un algoritmo è molto difficile,
ma non impossibile. L’hanno già fatto, solo che non viene enfatizzato
in modo corretto perché è proposto come curiosità.
Quindi incominciamo a parlare dell’obbligo, per tutti, di fare
l’esame annuale del DNA e del divieto assoluto di memorizzare
qualsiasi tipo di dati sui cloud. Discutiamo di una reale medicina
personalizzata sotto il controllo, in esclusiva, del proprio algoritmo.
Divulghiamo l’idea sulla necessità di virtualizzare il nostro corpo
ed avremo prestissimo risultati eclatanti.
seppec