Molti sistemi informativi, in particolare quelli territoriali, sono stati concepiti per assolvere a compiti amministrativi e per generare i flussi dati obbligatori.
Con la crisi Covid-19 sono emersi tutti i limiti di questa impostazione. Prendiamo ad esempio l’assistenza domiciliare integrata (ADI). Sono davvero poche le aziende sanitarie territoriali che hanno un quadro clinico dei loro assistiti domiciliari che sono tra i soggetti più a rischio.
I sistemi presenti hanno lo scopo primario di generare il flusso SIAD e di consentire il conteggio degli accessi domiciliari per compiti amministrativi (il pagamento degli infermieri e dei medici che vi operano). Anche quando è presente, il Piano Assistenziale Individuale (PAI), è rivolto alla programmazione degli interventi e al controllo delle prestazioni erogate.
Sono davvero poche le aziende che possiedono e gestiscono una cartella clinica elettronica dell’ADI. In un frangente come questo, dove sarebbe davvero importante individuare e profilare i soggetti a rischio, sorvegliare e monitorare le loro condizioni cliniche, la maggior parte dei sistemi ADI in uso non sono in grado di svolgere queste funzioni.
Che dire poi della mancata integrazione con i medici di medicina generale? E dei medici di continuità assistenziale? E del 118?
Lo stesso ragionamento vale anche per altri sistemi, come ad esempio la prevenzione (quel paziente è stato vaccinato per la polmonite?), la salute mentale, le dipendenze e così via.
Anche i processi che sono stati oggetto di informatizzazione, come ad esempio le ricette farmacologiche, sono stati concepiti unicamente per compiti amministrativi, ossia monitorare la spesa. Pensate ad esempio se, oltre a controllare i conti, i vari sistemi di accoglienza regionali (SAR) o centrali (SAC) avessero, ad esempio, evidenziato un incremento anomalo delle prescrizioni di antibiotici per le infezioni delle vie aeree: avremmo potuto comprendere, molto prima, che era in atto un aumento delle polmoniti.
Chissà, se da questa terribile crisi, impareremo la dura lezione che questa pandemia ci sta insegnando.
Fine.
sono totalmente d’accordo.