Le aziende IT della sanità stanno investendo nella realizzazione di nuove cartelle cliniche elettroniche, senza però realmente innovare. È ora di abbandonare i vecchi schemi e cambiare approccio.
La ricetta che le aziende IT adoperano per realizzare una cartella clinica elettronica è la stessa da molti anni a questa parte. Vediamone gli ingredienti in modo critico e, soprattutto, cerchiamo di capire se ci sono altri ingredienti più interessanti e utili.
Ogni nuova cartella è realizzata di solito con un tool di sviluppo allo stato dell’arte o di moda. Niente da ridire su questo anche se c’è ancora poca attenzione al paradigma “mobile first” e alla user experience che di norma è progettata da sviluppatori in funzione delle loro idee e delle loro esigenze.
Il focus delle cartelle cliniche elettroniche rimane la ricerca della massima flessibilità e configurabilità, due principi chiave che rappresentano l’obiettivo principale di progettisti e sviluppatori. Questo obiettivo deriva dall’esigenza di dover soddisfare i requisiti dei clienti, estremamente mutevoli, spesso su aspetti marginali o secondari, come la presenza o l’assenza di determinati campi o la loro posizione. Questo atteggiamento è a sua volta determinato dal fatto che le cartelle cliniche elettroniche sono incentrate sui dati e le funzioni, molto meno sui processi decisionali e clinici che medici ed infermieri impiegano nella cura e l’assistenza dei pazienti.
L’attenzione dei progettisti è rivolta ai dati, trattati spesso in modo astratto, senza entrare nel merito del loro significato e del loro uso. Un esame di laboratorio è, ad esempio, una classe con attributi e metodi universali. Una glicemia è, in questa logica, uguale alla creatinina o ai globuli bianchi (neutralità del dato).
Le funzioni che i progettisti realizzano sono pensate per presentare i dati e consentirne l’introduzione, anche in questo caso senza differenziazioni. Le funzioni consentono di accedere a delle pagine che contengono una serie di dati, qualche volta grafici. Quando il cliente richiede una pagina ottimizzata per un determinato scopo, il team che deve implementare la cartella clinica sfrutta le capacità di personalizzazione e configurazione del software evitando, in molti casi, di scrivere codice ad hoc.
La cartella clinica elettronica è dunque composta da una serie di pagine, ampiamente configurabili. Ci sono alcune funzioni che sono invece sviluppate come applicazioni, ad esempio la rilevazione dei parametri vitali o la prescrizione dei farmaci.
Anche in questi casi però l’approccio è sempre finalizzato sui dati, non c’è l’intenzione di andare a fondo e studiare cosa significano le informazioni, quali concetti clinici esprimono, come i medici li interpretano e li adoperano nel loro processo decisionale. La cartella clinica elettronica è un contenitore di informazioni finalizzato a documentare l’attività di medici ed infermieri.
Ma, per ritornare alla metafora della ricetta, quali ingredienti renderebbero più “appetitose” le cartelle cliniche elettroniche?
Un medico, nel trattare una patologia una volta eseguita una diagnosi, definisce un obiettivo (che può essere la remissione della malattia o il suo contenimento), imposta una terapia, osserva degli aspetti, controlla alcuni parametri, verifica l’insorgere di complicanze o di effetti collaterali.
Nelle cartelle cliniche elettroniche attuali svolge questo lavoro introducendo manualmente la terapia e leggendo, su diverse pagine, le informazioni che riguardano i parametri da controllare, le osservazioni, gli effetti collaterali. L’obiettivo è quasi sempre implicito e non è previsto nel software.
Una cartella clinica elettronica evoluta potrebbe gestire dei veri e propri percorsi di cura, suggerendo al medico le scelte più opportune, presentando le informazioni in modo organico e strutturato, attivare dei controlli e calcolare degli indicatori di outcome. Per le patologie più comuni, che poi rappresentano l’80% della casistica di molti reparti ospedalieri, una cartella clinica evoluta potrebbe assistere ed aiutare i medici e gli infermieri nello svolgimento del loro lavoro.
Ad un paziente con comorbilità si potrebbero abbinare più percorsi di cura, evitando le duplicazioni e le sovrapposizioni.
La cartella clinica elettronica deve dunque evolversi dal concetto di gestore di dati e pagine verso un sistema esperto in grado di gestire i processi clinici e i percorsi di cura. Questa trasformazione porterebbe ad un grande aumento del valore della cartella clinica elettronica e richiederebbe però una profonda trasformazione del mix professionale delle aziende IT della salute.
È ora di pensare alla cartella clinica elettronica in modo nuovo!
One thought on “Cartelle cliniche elettroniche: è ora di cambiare rotta!”