Pensare in modo nuovo è l’innovazione più difficile da realizzare. Spesso applichiamo le nuove tecnologie a vecchi processi e modelli, ottenendo in questo modo un modesto miglioramento.
Nel mio post precedente ho mostrato come, ad esempio, nello sviluppo delle nuove cartelle cliniche elettroniche si ripetano approcci e schemi che risalgono a più di venti anni fa.
Il pregresso, l’esperienza e l’abitudine sono i principali nemici dell’innovazione che a parole tutte vogliono ma che, a causa della fatica che il cambiamento comporta, viene spesso avversata da molti.
Nella mia vita professionale ho vissuto molte volte questo fenomeno e ho imparato a riconoscere gli atteggiamenti e i discorsi di chi è contrario all’innovazione, anche se magari si dichiara aperto al cambiamento. Ecco un breve elenco degli argomenti e degli atteggiamenti che costituiscono un campanello di allarme per gli innovatori.
- le tecnologie e l’innovazione non devono cambiare l’organizzazione e il modo con cui si lavora. È un atteggiamento molto radicato in sanità sia in difesa del proprio ambito professionale, competenze, ruolo e relativo potere, sia per la complessità, oggettiva, di apportare cambiamenti nei modelli sanitari. Mentre in altri settori l’innovazione sta determinando delle vere e proprie rivoluzioni nei modelli di business, nella forza lavoro e nel mercato, il modo di curare oggi le persone è quasi lo stesso di quello di venti – trenta anni fa. Prima di proporre o lavorare a progetti innovativi è bene appurare qual’è l’attitudine al cambiamento del contesto nel quale ci troveremo ad operare.
- Le tecnologie e l’innovazione non sono per tutti o non sono in grado di risolvere ogni problematica. È la strategia del “pelo nell’uovo” che viene spesso adoperata per contrastare ogni progetto che vuole introdurre un cambiamento. O tutto o niente è la logica, si fa per dire, dietro questo comportamento che è spesso contagioso nelle riunioni e finisce con l’attirare l’attenzione su aspetti marginali. Il “digital divide” ne è un tipico esempio. Se volete contrastare questo atteggiamento preparatevi a fornire dati sui benefici del progetto e sull’impatto che questo può avere rispetto all’intera casistica. Il principio di Pareto o la legge 80 20 possono essere due validi spunti di discussione.
- l’innovazione costa, non ci sono risorse economiche. È certamente vero, ma è anche vero che spesso il mantenimento dello status quo costa ancora di più. Ragionare di costi senza inquadrare il problema nella sua globalità è un approccio miope e, spesso, anti-economico. Bisogna mettersi in discussione e corredare, qualsiasi progetto di innovazione, di un’analisi costi-benefici, evitando l’approccio che vede l’innovazione in modo taumaturgico e, come tale, da realizzarsi a prescindere.
- l’innovazione è pericolosa, introduce nuovi rischi e sovverte l’ordine delle cose. L’automazione, i sistemi esperti, l’intelligenza artificiale sono tre esempi di tecnologie che possono essere viste in contrapposizione al ruolo professionale di medici, infermieri e impiegati amministrativi. Nonostante in molti settori è ormai conclamata la maggiore precisione e affidabilità di macchine e sistemi intelligenti, in sanità il fattore umano è sacro e qualsiasi tentativo di sminuirne il ruolo o, peggio, sostituirlo, è destinato a trovare fortissime resistenze, anche da parte dei pazienti. È dunque indispensabile “posizionare” correttamente l’innovazione, rassicurare gli stakeholder e procedere con grande sensibilità.
- l’innovazione disumanizza la sanità, allontana i medici dai pazienti. Le macchine non hanno empatia, le persone hanno bisogno non soltanto di cure ma, ancora prima, di attenzioni e rassicurazioni. Sono concetti veri e dunque condivisibili anche se la realtà è fatta anche di medici non empatici, persone sole, problemi da risolvere. Ogni progetto di innovazione deve considerare l’aspetto umano e psicologico che affronterà, bisogna evitare di sovrastimare i benefici che può dare e sottostimare le conseguenze che i cambiamenti andranno a produrre.
Innovare è difficile. Per questo motivo è necessario essere consapevoli del contesto in cui opereremo e non compiere passi falsi.