Può il Garante fermare l’intelligenza artificiale?

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Le motivazioni addotte sollevano perplessità sul piano giuridico mentre la decisione presa crea una palese discriminazione rispetto ad altri servizi basati sull’AI.

La decisione del Garante di bloccare ChatGPT in Italia perché, a suo giudizio, non rispetta la disciplina della privacy, ha sollevato una quantità di reazioni e giudizi di vario genere. Le motivazioni addotte sono due: la gestione dei dati personali e l’assenza si sistemi per la verifica dell’età dei minori.

Nel provvedimento, il Garante privacy rileva la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di “addestrare” gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma. A rafforzare la decisione del Garante c’è poi la constatazione che “le informazioni fornite da ChatGPT non sempre corrispondono al dato reale, determinando quindi un trattamento di dati personali inesatto”.

Interpretando la comunicazione del Garante sono quindi considerati dati personali le indicazioni che è possibile fornire a ChatGPT per commentare o correggere le risposte che questo fornisce, così da migliorare il modello linguistico su cui opera.

Tuttavia, secondo il Garante, “Sono dati personali le informazioni che identificano o rendono identificabile, direttamente o indirettamente, una persona fisica e che possono fornire informazioni sulle sue caratteristiche, le sue abitudini, il suo stile di vita, le sue relazioni personali, il suo stato di salute, la sua situazione economica, ecc..”. La domanda che mi pongo è se, correggere una risposta sbagliata su cosa sia ad esempio un CUP (cosa che mi è accaduta), sia fornire un dato personale. Non credo, nella fattispecie, che spiegare che un CUP è un sistema che consente agli utenti di prenotare esami e visite riveli le mie abitudini, il mio stile di vita, le mie relazioni personali, la mia salute o il mio stato economico.

Secondo il Garante per fare ciò è necessaria una base giuridica, ossia una legge per l’intelligenza artificiale. Il Garante sembra però ignorare o non considerare il fatto che viviamo da tempo in un mondo in cui l’AI è presente e fornisce servizi a noi utenti. Il consiglio sui contenuti di un qualsiasi servizio di streaming si basa sulla AI che viene addestrata in base alle scelte che facciamo. La possibilità di cercare delle foto per soggetto è possibile grazie all’addestramento delle nostre immagini, così come le indicazioni sul traffico o sull’affollamento degli esercizi pubblici avviene attraverso l’acquisizione e l’elaborazione dei nostri spostamenti. Che dire poi dei social?

Domando allora al Garante, questi servizi su quale base giuridica si basano? Vogliamo bloccare anche questi?

Riguardo poi l’assenza di “qualsivoglia filtro per la verifica dell’età degli utenti esponga i minori a risposte assolutamente inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza” vorrei chiedere al Garante quale tutela sia presente sul web per i minori di 13 anni rispetto alle informazioni che possono cercare e consultare da parte dei tanti siti che non possiedono alcun filtro e che contengono informazioni inesatte o non idonee. ChatGPT è più dannoso per un ragazzo di un sito porno?

Non si comprende quale sia il criterio che il Garante utilizzi per formulare i propri provvedimenti. Quello relativo a ChatGPT pone l’Italia in una ristretta lista di paesi che lo hanno vietato per motivi che nulla hanno a che fare con la privacy ma con il controllo delle fonti di informazione.

One thought on “Può il Garante fermare l’intelligenza artificiale?

  1. Alberto Stefanini 3 Aprile 2023 / 15:36

    Si è ridicolo, ci mette in una posizione da papato della Controriforma. Dal mio punto di vista di ricercatore su queste tecnologie è una posizione oscurantista, che rischia di creare dei danni economici al Paese intero, in quanto è evidente che intanto negli altri paesi l’accesso è libero e le iniziative proliferano.

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