PNRR: impegni e piani operativi delle regioni per la digitalizzazione della sanità (parte prima)

Ogni regione e provincia autonoma dovrà sottoscrivere, entro maggio 2022, un Contratto Istituzionale di Sviluppo con il Ministero della Salute, con il quale garantisce obiettivi, tempi e modalità di esecuzione.

La lettura della bozza del Contratto che sarà approvato dalla Conferenza Stato – Regioni fornisce molti elementi utili per comprendere come dovranno essere presentati i Piani Operativi Regionali. Vediamoli insieme.

Digitalizzazione DEA I e II livello

L’obiettivo di questo intervento è di migliorare la digitalizzazione di 280 DEA di primo e secondo livello per migliorare la digitalizzazione dell’assistenza sanitaria e la qualità dei processi, garantendo la sicurezza dei pazienti e l’erogazione di servizi di alta qualità.

La scheda prevede che “ogni struttura ospedaliera informatizzata deve disporre di un centro di elaborazione di dati (CED) necessario per realizzare l’informatizzazione dell’intera struttura ospedaliera e sufficienti tecnologie informatiche hardware e/o software, tecnologie elettromedicali, tecnologie supplementari e lavori ausiliari, necessari per realizzare l’informatizzazione di ciascun reparto ospedaliero”. Questa affermazione, oltre a utilizzare un termine ormai obsoleto, CED, sembra andare in palese contraddizione con la strategia cloud della Pubblica Amministrazione.

Il documento non fornisce indicazioni operative puntuali ed è molto generico, limitandosi a chiedere alle regioni di individuare i DEA oggetto di intervento, indicare le modalità di approvvigionamento (gare Consip/regionali/aziendali), e di compilare le schede intervento, come risultato della fase di ricognizione e valutazione del fabbisogno conclusasi a dicembre 2021. Successivamente esplicita che “La Regione/Provincia Autonoma e gli Enti del SSR ricorrono ad accordi quadro conclusi con Consip”, indicazione che contraddice quanto espresso in precedenza (in cui sembrerebbe esserci libertà di scelta tra Consip, gare regionali e aziendali).

Le attività devono concludersi entro la metà 2025 secondo il seguente cronoprogramma.

Rafforzamento del Fascicolo Sanitario Elettronico

L’obiettivo di questo intervento è di far sì che l’85% dei medici di base alimentino il nuovo FSE e che questo sia adottato e utilizzato da tutte le regioni e le province autonome.

In particolare il piano prevede:

  • l’integrazione/inserimento dei documenti nel FSE deve iniziare dai documenti nativi digitali;
  • la migrazione/trasposizione ad hoc di documenti cartacei attuali o vecchi deve essere inclusa nel perimetro dell’intervento;
  • il sostegno finanziario a favore delle strutture sanitarie, affinché aggiornino la loro infrastruttura e per garantire che i dati, i metadati e la documentazione relativi all’assistenza.

L’intervento si compone di due diversi progetti:

  1. Il completamento dell’infrastruttura e la diffusione del Fascicolo sanitario elettronico (FSE) esistente. Ciò deve essere conseguito rendendolo un ambiente di dati completamente nativi digitali e quindi omogeneo, coerente e portabile in tutto il territorio nazionale.
  2. Il rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica e degli strumenti di analisi del Ministero della Salute, per il monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza (LEA, ossia i servizi garantiti dal SSN in tutto il paese) e la programmazione di servizi di assistenza sanitaria che siano in linea con i bisogni, l’evoluzione della struttura demografica della popolazione, i trend e il quadro epidemiologico. Questo prevede 4 sotto-obiettivi integrati tra loro: a) il potenziamento dell’infrastruttura del Ministero della Salute italiano, mediante l’integrazione dei dati clinici del FSE con i dati clinici, amministrativi e finanziari del Nuovo sistema informativo sanitario (NSIS) e con le altre informazioni e gli altri dati relativi alla salute nell’ambito dell’approccio “One-Health”; b) il miglioramento della raccolta, del processo e della produzione di dati NSIS a livello locale, mediante la reingegnerizzazione e la standardizzazione dei processi regionali di produzione di dati; c) lo sviluppo di strumenti di analisi avanzata per studiare fenomeni complessi e scenari predittivi al fine di migliorare la capacità di programmare i servizi sanitari e rilevare malattie emergenti; d) la creazione di una piattaforma nazionale dove domanda ed offerta di servizi di telemedicina forniti da soggetti accreditati possano incontrarsi.

L’investimento prevede tre linee di attività:

  1. Lo sviluppo di un repository centrale, la digitalizzazione documentale, i servizi e lo sviluppo di un’interfaccia user- friendly;
  2. L’adozione e l’utilizzo del FSE da parte delle Regioni;
  3. L’utilizzo del Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale – Tessera Sanitaria Elettronica per i progetti già in essere.

Il documento fornisce anche indicazioni operative puntuali su come sarà attuato l’intervento:

  • Il Soggetto Attuatore (Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per la trasformazione digitale) attiverà le procedure per la realizzazione dell’archivio centrale (Repository centrale) – Fascicolo sanitario elettronico (FSE),
  • Il Soggetto Attuatore (Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per la trasformazione digitale) predisporrà il supporto organizzativo, manageriale, strategico, tematico e la formazione a livello regionale e locale
  • Il Soggetto Attuatore (MEF-Sistema Tessera Sanitaria) realizzerà un registro centrale per i documenti digitali e una piattaforma di interoperabilità e servizi, secondo lo standard Fast Healthcare Interoperability Resources (FHIR)
  • La Regione/Provincia Autonoma, sulla base dei decreti e delle linee guida nazionali di prossima emanazione predisporrà i piani regionali di adeguamento.
  • Con decreto da pubblicare non oltre settembre 2022, saranno dettagliate le milestone e i target intermedi a livello regionale, nonché le risorse disponibili per ogni Regione/Provincia Autonoma per l’adeguamento dell’FSE e l’attuazione delle Linee Guida nazionali di cui al punto precedente, garantendo almeno il 40% alle regioni del sud
  • La Regione/Provincia Autonoma che interverrà autonomamente nel potenziamento, dovrà comunicare periodicamente lo stato di avanzamento in base agli indicatori stabiliti con le Linee Guida nazionali di cui al primo punto tramite i sistemi di monitoraggio
  • La Regione/Provincia Autonoma che utilizzerà l’infrastruttura nazionale, comunicherà al Ministero della Salute, al Ministero dell’Economia e delle Finanze, nonché alla Struttura della Presidenza del Consiglio responsabile per l’innovazione tecnologica e la struttura digitale per coordinare il piano regionale e il raggiungimento di target e milestone intermedi.

L’importo complessivo per questo intervento è di 610.389.999,93 milioni di euro.

In un prossimo articolo presenterò le schede di intervento previste per l’assistenza territoriale.

2 thoughts on “PNRR: impegni e piani operativi delle regioni per la digitalizzazione della sanità (parte prima)

  1. seppeskr1 23 Febbraio 2022 / 13:56

    Mi viene un dubbio, ma qualcuno sa programmare? Se sì con quale
    linguaggio e cosa ha realizzato? Penso che tutti coloro che decidono
    sulla digitalizzazione non sappiano assolutamente nulla di software.
    Siamo in una fase dove chi sa può governare altrimenti è meglio che
    stia zitto.
    Non solo, chi sa deve avere alle spalle studi scientifici coerenti con
    l’argomento trattato altrimenti abbiamo sociologi o filosofi che
    esprimono concetti sballati sul covid o su qualsiasi altro argomento
    scientifico.
    Le informazioni che girano su Internet andrebbero selezionate in
    funzione delle competenze. Una attrice dello spettacolo senza
    alcuna competenza non può affermare che un magnete gonfia
    il braccio di chi è stato vaccinato.
    Altrimenti potrei dire che se applicassimo il medesimo magnete al
    suo cervello vedremmo una aureola intorno alla sua testa.
    Ci dovrebbe essere una selezione fatta con 100 domande scientifiche
    molto difficili, se si rispondono a tutte allora si può esprimere un parere.
    Il medesimo criterio anche per i dipendenti pubblici, se passano la
    selezione allora, forse, possono essere assunti.
    Se uno non vuole far parte della scienza, ci sono mille modi per
    campare. Tutti leciti ovviamente, ma si toga dalle scatole.

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