Green pass nei luoghi di lavoro, il Garante non sa come funziona?

L’autorità ha scritto al governo sollevando alcune eccezioni sulla possibilità, da parte dei lavoratori, di consegnare copia della certificazione verde al proprio datore di lavoro.

Nella lettera che il Garante ha inviato e che potete consultare qui, l’Autorità illustra alcune criticità che non tengono conto di come attualmente funzioni la verifica del green pass.

Secondo il Garante “la prevista esenzione dai controlli -in costanza di validità della certificazione verde- rischia di determinare la sostanziale elusione delle finalità di sanità pubblica complessivamente sottese al sistema del green pass. Esso è, infatti, efficace a fini epidemiologici nella misura in cui il certificato sia soggetto a verifiche periodiche sulla sua persistente validità; ciò che è reso possibile dal costante aggiornamento, mediante la piattaforma nazionale DGC, dei certificati in base alle risultanze diagnostiche eventualmente sopravvenute”.

L’assenza di verifiche durante il periodo di validità del certificato non consentirebbe, di contro, di rilevare l’eventuale condizione di positività sopravvenuta in capo all’intestatario del certificato, in contrasto, peraltro, con il principio di esattezza cui deve informarsi il trattamento dei dati personali (art. 5, par.1, lett. d) Reg. Ue 2016/679). La dinamicità e potenziale variabilità della condizione sanitaria del soggetto è, dunque, difficilmente cristallizzabile in una presunzione di validità della certificazione, insensibile a ogni eventuale circostanza sopravvenuta ed esige, di contro, un costante aggiornamento con corrispondenti verifiche”.

Il Garante dunque sembra ignorare che, anche per problematiche relative alla privacy, il sistema di verifica dei green pass non prevede un meccanismo di revoca dei certificati.

L’app VerificaC19 che viene impiegata per controllare la validità del green pass non gestisce infatti le liste di revoca dei certificati, meccanismo che pure era stato previsto in fase di analisi. In altre parole l’app si limita a leggere il QR Code e a verificare la firma elettronica.

Se una persona, in possesso di green pass, contrae il COVID-19, evento accertato da un tampone molecolare trasmesso alla piattaforma nazionale, questa revoca il certificato digitale. L’informazione però rimane confinata in SOGEI e non arriva all’app di verifica.

Le motivazioni di questa scelta sono diverse, tra cui la volontà di consentire il funzionamento dell’app anche in modalità offline e di non memorizzare nello smartphone liste di certificati revocati che contengono dati sensibili in forma pseudoanonimizzata.

Rispondi