Il Servizio Sanitario sarà in grado di sostenere la prevenzione indotta dai wearable?

La diffusione, sempre maggiore, di smartwatch e braccialetti e il perfezionamento degli algoritmi in grado di diagnosticare l’insorgere di patologie, ad esempio le aritmie, porterà a breve un aumento della domanda di visite specialistiche. Il SSN sarà in grado di rispondere a queste nuove esigenze?

I produttori di smartwatch e braccialetti investono grandi risorse per perfezionare ed estendere le capacità diagnostiche di questi dispositivi. Nuovi sensori sono allo studio per misurare in modo non invasivo il glucosio nel sangue, rilevare la pressione arteriosa. La correlazione poi tra i dati raccolti da smartwatch e smartphone apre scenari in grande interesse, come ad esempio la diagnosi precoce del decadimento cognitivo, la depressione e l’ansia (ne ho parlato qui).

I sensori che rilevano il battito cardiaco sono poi sempre più accurati e, grazie alla potenza di calcolo in costante aumento, sono in grado di identificare non soltanto la fibrillazione atriale ma anche altre irregolarità dei battiti cardiaci.

Uno studio finanziato da Apple e condotto da ricercatori della Stanford University School of Medicine, in corso dal 2017, ha arruolato 419.297 possessori di Apple Watch e iPhone in tutti gli Stati Uniti per studiare l’algoritmo dell’azienda che rileva la frequenza cardiaca irregolare.

I risultati dello studio hanno mostrato che l’algoritmo di rilevamento delle pulsazioni irregolari di Apple Watch rileva con successo la fibrillazione atriale nell’84% delle persone che hanno ricevuto una notifica. Tra questi, coloro che grazie alla lettura di un ECG sono risultati non avere la fibrillazione atriale, il 40% aveva un’altra forma di aritmia.

Secondo lo studio le aritmie più comuni rilevate sono state le contrazioni atriali e ventricolari premature, la tachicardia atriale e ventricolare non sostenuta.

Il problema di questi algoritmi, non solo quelli di Apple, è rappresentato dai falsi positivi che potrebbero indurre le persone che ricevono la notifica di battito cardiaco irregolare a richiedere una visita specialistica cardiologica. Il discorso però si può estendere ad altre segnalazioni di patologie incombenti.

Un Servizio Sanitario Nazionale che, malgrado i propositi, è ancora basato su un concetto di medicina di attesa e che presenta tempi di attesa molto estesi per le visite specialistiche e gli esami diagnostici, come potrà sostenere questa nuova domanda?

È un problema che bisogna iniziare a porsi perché il numero di persone che indossano smartwatch e braccialetti è in costante aumento (la crescita è di circa il 30% anno su anno) e di conseguenza, tra questi, ci saranno sempre più notifiche su irregolarità del battito cardiaco.

Si parla molto di sanità data driven ma si riflette poco sulle implicazioni che la disponibilità di dati e marcatori biometrici pone, non soltanto in termini di prevenzione attiva ma anche di offerta di servizi specialistici e diagnostici.

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