
Il documento delle Regioni con le proposte per l’evoluzione del rapporto di lavoro di medici di famiglia e pediatri prevede l’obbligo di adesione e di utilizzo dei sistemi regionali.
La complessità e l’inefficacia del rapporto delle regioni con i medici di medicina generale (MMG) e i pediatri di libera scelta (PLS) di cui avevo scritto qui, anche alla luce degli interventi previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), sono le motivazioni che hanno portato alla stesura di un documento che esamina diverse proposte per modificare lo schema delle relazioni tra SSN e medicina generale.
Tra gli aspetti che sono menzionati, a prescindere dalla modalità di lavoro (dipendenza o accreditamento) c’è un chiaro riferimento all’obbligo di “adesione ai sistemi informativi e l’utilizzo degli strumenti messi a disposizione dai sistemi sanitari regionali come elemento base del rapporto, al fine di garantire una efficace relazione fra medicina territoriale ed ospedaliera, oltre che con il sistema socio-sanitario”.
I medici e i pediatri di famiglia hanno l’obbligo di tenere, compilare e custodire una Scheda Sanitaria Individuale dei loro assistiti con tutti i dati relativi allo stato di salute. Sono inoltre obbligati alla conservazione dei dati rispettando le norme sulla privacy.
Essendo liberi professionisti che operano in regime di convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale, scelgono in autonomia il software per la gestione dei loro assistiti. Eccezion fatta per le prescrizioni e i certificati di malattia, questi software non condividono le informazioni con nessun sistema regionale.
Sono dunque delle isole informative, a volte basate su server locali, a volte in cloud sui server dei produttori di software. Esistono anche due cloud nazionali, Health Search, promosso dalla SIMG (la società scientifica dei MMG), Netmedica Italia dalla FIMMG (il più importante sindacato dei medici di famiglia), che raccolgono e omogenizzano i dati dei medici aderenti a scopo di ricerca o per progetti sulle cronicità.
Il mercato di questi sistemi è molto frammentato, con più di trenta produttori, anche se polarizzato dai due gruppi detengono oltre il 70% degli utenti.
I medici e i pediatri di famiglia hanno compreso da tempo l’importanza e il valore delle informazioni che raccolgono nell’esercizio della pratica medica anche se, a dire il vero, il livello e la strutturazione di questi dati è assai eterogeneo a prescindere dalle funzioni e dal modello dati che i software possiedono.
Sono inoltre estremamente restii a utilizzare software diversi dalla loro cartella clinica elettronica, posizione che impedisce l’utilizzo di sistemi regionali centralizzati. Questi due aspetti rendono assai difficile qualsiasi progetto che preveda il coinvolgimento di MMG e PLS, ad esempio sulle cronicità o l’integrazione delle cure. Una regione o una ASL devono negoziare con i MMG e i PLS il costo del loro impegno e poi trattare con i produttori dei software per la realizzazione delle modifiche e dell’integrazione con i sistemi regionali. Questi ultimi non hanno alcun obbligo verso le regioni sia per quanto riguarda i costi, sia per le tempistiche.
Questa situazione determina un senso di frustrazione e impotenza e, di fatto, impedisce il coinvolgimento dei medici di famiglia in diversi ambiti assistenziali. Per questa ragione si è sviluppato un dibattito, anche politico, sul ruolo e le forme contrattuali della medicina di famiglia che è alla base del documento proposto dalle regioni.
La medicina di famiglia costituisce una lobby molto forte e ben rappresentata politicamente. Riusciranno il governo e le regioni a cambiare lo status quo?
A me sembra che qui si confonda la necessità e l’obbligo per ogni medico di base di avere un software gestionale che ha scelto anche più di 10 anni fa ( e che paga con i suoi soldi ) con tutto lo storico , con il tardivo desiderio di qualcuno di avere programmi uniformi .
Non ce lo siamo scelti , ma è stata una ‘imposizione .
Non è autarchia , ma necessità per continuare a lavorare .
Oramai è tardi .
Si da la colpa ai Medici per errori della parte pubblica che non ha voluto sviluppare gestionali .
Per inciso , sempre la parte pubblica , ci ha portato alla attuale carenza di Medici .
Cordiali saluti
Paolo Cianferoni