La scelta, pragmatica, di procedere per fasce d’età, prende atto della mancanza di dati di rischio della popolazione.
Come dimostrano molti studi scientifici, alcuni dei quali realizzati in Italia, l’età non è l’unico fattore di rischio in caso di infezione al Covid-19. A condizionare, in senso negativo, l’esito della malattia sono diversi altri fattori, tra cui la presenza di patologie cardiovascolari, metaboliche e neurologiche, l’obesità e anche la genetica.
Di fronte a un calendario vaccinale che si estenderà su oltre nove mesi, sarebbe stato davvero importante chiamare alla vaccinazione i soggetti più vulnerabili, secondo un ranking di rischio, piuttosto che basarsi solamente sul fattore età.
Ma come determinare una “classifica” o se volete un’ordine di priorità dei pazienti? La triste verità è che il Servizio Sanitario Nazionale non possiede queste informazioni. Gli unici dati attendibili sono l’età e i codici di esenzione. Il Fascicolo Sanitario Elettronico, anche nelle regioni dove è partito da tempo e contiene quindi molti documenti, non fornisce alcun contributo in merito.
Abbiamo un sistema di sanità elettronica che è stato sviluppato come mera trasposizione di quello analogico, con tutti gli stessi limiti. Si parla molto, in questo periodo, di telemedicina e noto, con stupore, come anche in questo caso si pensi di utilizzare le tecnologie ICT a supporto dei modelli organizzativi tradizionali.
Ecco allora che Skype, Teams e Zoom sono le soluzioni che diverse aziende sanitarie adoperano per sostituire la visita in presenza con una videochiamata. Non si percepisce il reale valore della medicina digitale che è ben altro e di cui parlerò in un prossimo post.
C’è stato, a dire il vero, l’offerta della SIMG (la società scientifica dei medici di medicina generale) di mettere a disposizione un loro algoritmo per profilare e classificare i pazienti che non ha avuto seguito. Bisogna però osservare che il loro algoritmo funziona solo sulla cartella clinica elettronica da loro promossa e che non tutti i medici la utilizzano in modo appropriato e completo.
Ma perché allora non realizzare una piattaforma nazionale, alimentata dai medici di famiglia, per classificare e stratificare la popolazione in base al rischio Covid-19? In fondo ci sono già diversi tool su internet in grado di calcolare il rischio e prevedere l’esito in caso di infezione.
C’è da augurarsi che, contenuta questa pandemia, abbia luogo una riflessione profonda su cosa deve essere e a cosa deve servire un sistema di sanità elettronica. Discussione senza tabù, a cominciare da quello che l’ICT deve supportare i modelli organizzativi attuali, così come sono.