
Dopo la lunga emergenza abbiamo un po’ tutti tirato il fiato e immaginato che il peggio fosse ormai passato. Purtroppo non è così e rischiamo di pagare a caro prezzo questa scelta.
L’attenzione si è concentrata soprattutto sugli strumenti che potessero permettere alle aziende sanitarie di recuperare il pregresso, visite e esami diagnostici, mantenendo quando possibile il distanziamento sociale.
Si spiega così la forte spinta sulla televisite la cui introduzione è stata salutata da molti con enfasi e soddisfazione, sopravvalutando a mio avviso la reale portata di questa piccola rivoluzione medica.
Molto meno si è fatto nel campo dell’assistenza domiciliare dove, a parte qualche gara o progetto per attivare servizi di telemonitoraggio remoto, non si è affrontato il tema della tele sorveglianza attiva in modo compiuto, partendo dagli aspetti clinici e organizzativi e dal reperimento delle risorse umane.
Per quanto riguarda la diagnostica si sono provati e introdotti nuovi test senza però curare la digitalizzazione dell’intero processo e la sua integrazione con la presa in carico dei sospetti e dei pazienti Covid-19.
Con l’aumentare dei test leggiamo di problemi ai sistemi informativi, ritardi ed errori nella comunicazione degli esiti.
La carenza più importante riguarda però i sistemi di sorveglianza epidemiologica. Si è dibattuto a lungo sull’app Immuni sperando che la sua diffusione potesse aiutare a rendere più efficace e veloce il processo di contact tracing. Poco è stato fatto, con qualche eccezione, per realizzare dei sistemi (ad esempio CRM) in grado di definire e gestire le reti dei contatti interpersonali (residenza, famiglia, scuola, lavoro) e supportare così il lavoro dei dipartimenti di prevenzione.
A tutto ciò bisogna poi aggiungere la forte frammentazione degli interventi, quasi sempre senza una reale governance regionale, per non parlare di quella nazionale che è del tutto assente.
Abbiamo perso del tempo prezioso e dobbiamo, nuovamente, lavorare in emergenza per combattere una guerra che sarà particolarmente difficile.
Massimo, come sempre, la tua analisi risulta essere puntuale e ricca di elementi di riflessione che non possono lasciare indifferenti chi vuole davvero contribuire allo sviluppo di questo nostro Paese; resta soltanto capire come possiamo davvero rompere gli schemi e lavorare nell’unica direzione che ci rimane, ovvero la sostenibilità del sistema Paese.