La storia, purtroppo, si ripete e non si impara nulla dagli errori commessi nella prima fase del Covid-19 che tuttavia è stata un’emergenza non prevista.
È iniziata la campagna di screening diagnostico per il personale della scuola che vede coinvolti i medici di famiglia e le ASL. Sono stati acquistati, tramite gara, due milioni di kit rapidi.
Peccato però che nessuno si è preoccupato, per tempo, di pensare a come registrare e trasmettere questi dati alle autorità scolastiche e a quelle sanitarie. L’informatica è un optional, qualcosa a cui pensare dopo.
Sembra incredibile che nel 2020, dopo aver toccato con mano tutte le inefficienze, gli errori e i rischi che sono derivati dalla mancanza di un’infrastruttura di sanità digitale nella gestione dei dati del Covid-19, si continui a ragionare in modo “analogico“, lasciando la responsabilità e l’iniziativa alle ASL e alle regioni.
Evidentemente per molti “decisori” avere la mail, Word o Excel è più che sufficiente per trattare dati sensibili che sono di grande rilevanza per la salute pubblica.
Qualcuno ha detto che la “follia sta nel fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi” (la paternità della massima non è nota, anche se molti l’attribuiscono ad Einstein).
Non c’è dubbio: siamo folli!
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