Si parla troppo poco degli strumenti digitali che il sistema sanitario sta utilizzando per gestire la pandemia, eccezion fatta per le app, specie quella per il contact tracing.
Anche quando l’attenzione si posa sulla veridicità o meno dei dati, la discussione si concentra sugli aspetti medici ed epidemiologici, senza approfondire come questi dati vengono prodotti, trasmessi, analizzati.
Non ho nulla contro l’email, WhatsApp, Excel e le app che uso quotidianamente. Comprendo anche che, in mancanza di sistemi informativi ad hoc, i professionisti della sanità cerchino di arrangiarsi con quello che hanno e conoscono.
Ma non è in questo modo che possiamo davvero pensare di gestire la complessità e la criticità di una pandemia. Tutti questi tool che ho menzionato sono “separati” dai dati sanitari, a cominciare dalle anagrafiche dei pazienti e completamente avulsi dai processi che li determinano.
Danno una falsa percezione di utilità e attendibilità, in quanto dati digitali, ma lo sono quanto un foglio scritto a mano. Non parliamo poi della trasmissione di questi via email, con tutti i problemi che ne derivano (caselle piene, mancati recapiti, etc..). Non parliamo poi di sicurezza informatica o privacy, tanto stiamo combattendo una guerra e non abbiamo il tempo di soffermarci su questi aspetti.
Le guerre però, per essere vinte, richiedono armi potenti e precise, insieme alla consapevolezza di dove si trovi il nemico, di quali forze disponga, dei suoi punti deboli.
Prendiamo l’esempio dei tamponi e di come vengono gestiti. Nella maggioranza dei casi con moduli (Word o PDF), file Excel, email. Non essendo basati su un’anagrafica certa, non sappiamo con esattezza il numero reale di persone a cui sono stati effettuati. Non abbiamo consapevolezza di quanto tempo sia trascorso dalla richiesta alla consegna del referto al paziente e al medico curante.
Eppure su queste informazioni si prendono decisioni importanti, sia di carattere sanitario, sia economico – sociale.
Le app poi, salvo eccezioni, sono a loro volta slegate da tutto questo. Quella per il contact tracing poi, per ragioni di privacy, sarà anonima. Ma chi sta decidendo ad esempio il numero di giorni di memorizzazione dei contatti avuti a distanza ravvicinata, oltre il quale i dati saranno cancellati, ha realmente idea di quanti giorni sono necessari per avere il risultato di un tampone? E di come questo dato può variare da zona a zona? Da periodo a periodo?
Il Coronavirus è stato un evento inaspettato, che ha colto tutti di sorpresa. Sono però passati già due mesi, un periodo di tempo sufficiente almeno per comprendere quali e dove sono le criticità e impostare una strategia. Le scorciatoie possono essere utili, nel breve termine. Sono inaccettabili e dannose nel medio e lungo termine.
Non ci sono bacchette magiche da agitare, né gadget che da soli risolvono i tanti problemi che ci sono. Bisogna avere il coraggio di guardare in faccia la realtà, disegnare un percorso e realizzare le infrastrutture e i sistemi che servono. Per affrontare l’oggi e il domani.