Nel mio lavoro leggo molti progetti e capitolati in cui la digitalizzazione è l’obiettivo che si vuole raggiungere. Confondendo il mezzo con il fine.
L’informatizzazione o la digitalizzazione, termine più moderno, dei processi sanitari è quasi sempre fine a sé stessa, come se la sostituzione della carta con l’elettronica rappresentasse di per sé un valore.
Il modo di misurare il valore dell’informatizzazione in sanità si basa infatti prevalentemente sul numero di funzioni o processi digitalizzati e sulle loro modalità di fruizione (mobile, virtualizzazione, cloud). Se ad esempio esaminate i modelli più in voga, sia italiani, sia internazionali, vedrete che queste scale o percorsi si basano su un insieme di funzioni o processi chiave, la cui digitalizzazione determina un livello o punteggio crescente, nonché sull’applicazione di alcune tecnologie.
Anche il modo in cui si esprime la domanda riflette questa impostazione. I capitolati di gara sono basati su un elenco di requisiti funzionali, nei quali sono descritte le funzioni o i processi che il software deve essere in grado di gestire, con differenti livelli di dettaglio (molto spesso piuttosto generici), e di requisiti non funzionali, in cui sono elencate le caratteristiche tecnologiche, come l’architettura, l’interfaccia utente, la sicurezza, la privacy e così via.
Gli obiettivi attesi che hanno determinato la gara sono di solito in premessa e sono molto generici, delle semplici enunciazioni di concetti come ammodernamento, digitalizzazione, controllo, etc..
Ma a cosa serve, realmente, la digitalizzazione della sanità? Quale impatto può avere nel miglioramento dell’assistenza e la cura dei pazienti? Come può aiutare il management a migliorare la gestione delle aziende sanitarie?
Proviamo per un attimo ad abbandonare la visione per processi e a ragionare su due aspetti chiave: il governo gestionale e il governo clinico delle aziende sanitarie.
Relativamente al primo, come può la digitalizzazione migliorare la capacità di pianificazione riguardo l’uso delle risorse, i beni e la gestione finanziaria? Come può consentire la simulazione di scenari di cambiamento della domanda o di modifica della rete ospedaliera e territoriale? Come supporta il monitoraggio della domanda di salute, la produzione, l’assistenza, la soddisfazione dei dipendenti e dei pazienti? Come può realmente incidere sulla riduzione della spesa? Quale aiuto fornisce per la compliance a leggi, regolamenti e obblighi?
Se parliamo invece di governo clinico, quale contributo la digitalizzazione può fornire all’incremento dell’efficienza, al miglioramento dell’appropriatezza, alla sicurezza, all’efficacia e alla partecipazione degli utenti?
Questi obiettivi si possono ottenere se, in aggiunta alle funzioni di base, si prevedono delle caratteristiche o degli algoritmi che rendano le applicazioni “pro-attive” o “intelligenti“, così da aumentare la capacità di decisione dei professionisti e semplificare loro il lavoro, riducendo al contempo i rischi e gli errori.
Come si può ad esempio, far risparmiare tempo ai medici e agli infermieri con la cartella clinica elettronica rispetto all’uso della carta? La risposta è progettando dei software che guidino gli utenti, in modo pro-attivo, nelle scelte e nella documentazione delle loro attività, attraverso un motore di “logica clinica” che trasformi la cartella clinica elettronica da mero contenitore passivo di dati a strumento di supporto del percorso clinico (digital clinical pathway support).
In altre parole il valore che si può ottenere nella digitalizzazione di un processo dipende da come questa viene affrontata: se ci si limita a trasformare in digitale ciò che si faceva con altri media, ad esempio con la carta o anche con un foglio elettronico o un sistema di videoscrittura, il valore aggiunto è nullo o basso. Se viceversa si trasformano questi processi implementando e integrando logiche di conoscenza gestionale e clinica, utilizzando anche strumenti di intelligenza artificiale, si può realmente creare del valore con cui migliorare la sanità.
È ciò a cui sto lavorando con alcuni colleghi e che andrò a sperimentare sul campo in un’azienda sanitaria.