L’FSE 2.0 per la connected care: i modelli organizzativi

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Nella progettazione di un nuovo Fascicolo Sanitario Elettronico bisogna anche considerare gli aspetti organizzativi e normativi.

La cura dei pazienti si svolge e si svolgerà sempre di più con professionisti che operano in diversi setting assistenziali o strutture sanitarie diverse. Il modello ospedaliero hub & spoke, la gestione integrata delle patologie, i percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (PDTA) sono alcuni esempi in cui i processi di cura sono oggi sequenziali e “non connessi“.

C’è quindi la necessità di realizzare una piattaforma in grado di tracciare questi processi clinici ed assistenziali e di supportarne l’esecuzione. Si tratta di registrare degli eventi e delle attività con un insieme di informazioni che ne consentano lo svolgimento. In altre parole la finalità del FSE 2.0 non deve essere limitata a documentare la pratica medica e l’assistenza ai pazienti ma dovrebbe costituire lo strumento per eccellenza con cui gestire i processi clinici trasversali.

La “presa in carico” è ad esempio un evento che dovrebbe essere tracciato e gestito dal FSE 2.0 con un insieme di informazioni che potrebbero essere nel tempo aggiornate.

Un esempio di attività trasversale è invece la richiesta di una consulenza o di un esame diagnostico da parte di un medico a un collega che opera in un’altra struttura sanitaria, sia in regime ordinario, sia attraverso piattaforme di telemedicina. Oggi nel FSE sono presenti le prescrizioni che sono documenti nati per regolare l’aspetto amministrativo del processo. È vero che nella prescrizione è previsto il quesito diagnostico ma, in molti casi, è necessario avere un quadro clinico del paziente per formulare un parere più accurato.

Nei pochi casi in cui sono stati informatizzati questi processi è presente una piattaforma software, terza rispetto al FSE, che svolge questo ruolo. Nella maggioranza dei casi è il paziente che porta con sé la sua documentazione clinica e descrive al medico il suo caso clinico. Se nel primo caso la privacy è gestita più o meno bene attraverso la piattaforma software, nel secondo è il paziente che decide cosa far vedere e raccontare al medico.

Per realizzare la “connected care” è quindi necessario, prima di tutto, connettere i processi medici ed assistenziali, implementandone le logiche e le informazioni all’interno di un nuovo FSE che sarebbe la piattaforma di elezione per svolgere questo compito che non si esaurisce nella mera conservazione dei documenti oggi esistenti.

C’è naturalmente un ulteriore aspetto da considerare e da gestire: la normativa privacy. Di questo ne parlerò in un successivo articolo.

Restate connessi! – continua

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