
Neuralink, azienda che sviluppa interfacce cervello-macchina di proprietà di Elon Musk, ha mostrato martedì per la prima volta al pubblico la tecnologia che sta sviluppando. L’obiettivo è di realizzare dispositivi impiantabili in persone paralizzate, permettendo loro di controllare telefoni o computer.
Neuralink è al lavoro per sviluppare un chip in grado di leggere, ripulire e amplificare i segnali del cervello. Il chip, insieme ad altre componenti, darà luogo a un prodotto che Neuralink chiama “sensore N1”, progettato per essere incorporato all’interno di un corpo umano e trasmettere i suoi dati in modalità wireless.

Neuralink intende impiantare quattro di questi sensori, tre in aree motorie e uno in un’area somatosensoriale. Questi si collegheranno in modalità wireless a un dispositivo esterno montato dietro l’orecchio che conterrà la batteria. Il tutto sarà controllato tramite un’applicazione per iPhone.
Per impiantare i sensori gli scienziati di Neuralink sperano di utilizzare un raggio laser per passare attraverso il cranio, piuttosto che praticare fori. I primi esperimenti saranno fatti con i neuroscienziati della Stanford University. Elon Musk ha rivelato che sperano di impiantare i primi sensori in un paziente umano entro la fine del prossimo anno.
La tecnologia di Neuralink impiega dei “fili” flessibili, che hanno meno probabilità di danneggiare il cervello rispetto ai materiali attualmente utilizzati nelle interfacce cervello-macchina. Questi fili creano anche la possibilità di trasferire un maggior volume di dati, secondo un white paper pubblicato da Elon Musk e Neuralink. L’abstract riferisce che il sistema potrebbe includere “fino a 3.072 elettrodi per matrice distribuiti su 96 fili“. I fili sono larghi da 4 a 6 μm, il che li rende notevolmente più sottili di un capello umano.
La tecnologia di Neuralink, proprio perché impiega materiali molto flessibili, a differenza ad esempio di altre soluzioni basate su aghi, è difficile da impiantare. Per risolvere questo problema l’azienda ha sviluppato un robot neurochirurgico in grado di inserire automaticamente sei fili (192 elettrodi) al minuto. Il robot, che appare come un incrocio tra un microscopio e una macchina da cucire, è in grado di evitare i vasi sanguigni.

Lo sviluppo di soluzioni per rilevare l’attività cerebrale e controllare computer non rappresenta in assoluto una novità. La prima persona paralizzata a ricevere un impianto cerebrale che gli ha permesso di controllare un cursore del computer è stato Matthew Nagle. Nel 2006, Nagle, che aveva una lesione del midollo spinale, ha giocato a Pong usando solo la sua mente. Da allora, le persone paralizzate con impianti cerebrali hanno anche messo a fuoco gli oggetti e spostato braccia robotiche nei laboratori. Il sistema che Nagle e altri hanno utilizzato si chiama BrainGate ed è stato sviluppato inizialmente alla Brown University.
Il sistema di Neuralink, se funzionerà, rappresenterà un progresso sostanziale rispetto alle tecnologie più vecchie. BrainGate ad esempio si basa una serie di aghi rigidi che consentono di utilizzare fino a 128 canali di elettrodi. Il vantaggio della soluzione di Neuralink è sia sul numero di elettrodi, molto maggiore, sia sulla flessibilità dei fili che, a differenza degli aghi, possono seguire lo spostamento del cervello nel cranio.
Neuralink deve ancora iniziare il processo di certificazione con la FDA. In questo momento l’azienda sta ancora lavorando con i topi per assicurarsi che la piattaforma sia stabile. Ma la tecnologia, se funzionerà, sarà molto promettente e consentirà una connessione cerebrale “ad alta larghezza di banda”, impiantata tramite chirurgia robotica.