Salute digitale: panacea o chimera?

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Un interessante articolo su Lancet Digital Health, di Kazem Rahimi, riflette sull’inafferrabile ricerca dei risparmi che la salute digitale dovrebbe consentire.

I sostenitori della salute digitale sostengono, tra i diversi vantaggi, l’incremento di efficienza che questa può assicurare e, in ultima analisi, una riduzione della spesa sanitaria. Ma quanto è realistica la promessa di ridurre i costi, ma anche di migliorare la salute, o almeno di non diminuirla?

L’autore, pur ammettendo che sia prematuro giungere a una conclusione definitiva su questo tema, anche a causa della necessità di prove più empiriche, ritiene che, nel frattempo, data l’importanza di questo tema per le attuali politiche sanitarie, l’argomento della riduzione dei costi digitali sia degno di essere esaminato.

L’autore afferma che “nonostante i sostanziali contributi del progresso tecnologico al miglioramento dei risultati sanitari, gli esempi di effetti di riduzione dei costi sono rari. Al contrario, il progresso tecnologico è ampiamente considerato il principale motore dell’aumento della spesa sanitaria. Ad esempio, la risonanza magnetica per immagini sarà inevitabilmente più costosa della sua alternativa, che di solito è una tecnica diagnostica meno costosa, ma meno precisa“.

L’autore evidenzia però le differenze della salute digitale. Le tecnologie digitali spesso includono soluzioni software e algoritmi innovativi che potrebbero essere sostanzialmente più economici dei dispositivi o dei farmaci. Inoltre, queste tecnologie tendono a concentrarsi su soluzioni per i sistemi di erogazione notoriamente inefficienti dell’assistenza sanitaria, in contrapposizione allo sviluppo di nuovi trattamenti. Dato che l’alternativa alle tecnologie digitali potrebbe essere un modello di assistenza ad alta intensità di lavoro, ci si potrebbe aspettare che la loro adozione possa ridurre i costi dei servizi sanitari professionali o dei servizi ospedalieri.

Rahimi non mette in dubbio il fatto che l’uso di soluzioni tecnologiche ben progettate e collaudate possa permettere un aumento della produttività o dell’efficienza (tecnica). L’autore cita come esempio un algoritmo di apprendimento automatico in grado di fare diagnosi più velocemente o meglio della maggior parte dei medici che potrebbe portare a riduzioni sostanziali del prezzo di quel particolare servizio. A condizione di disporre di prove empiriche sufficienti, si potrebbe confrontare direttamente l’approccio prevalente (diagnosi medica) con il nuovo approccio digitale (algoritmo più o meno diagnosi medica) e concludere che il nuovo intervento farà lo stesso lavoro ad un costo molto più basso.

Ma perché è allora possibile che un intervento che riduca i costi aumenti la spesa sanitaria? Questo apparente paradosso può essere spiegato dalla comune confusione tra gli effetti microeconomici degli interventi o programmi sanitari individuali e gli effetti sull’intero mercato sanitario. Sebbene uno studio microeconomico possa concludere che la sostituzione del vecchio con il nuovo potrebbe portare a risparmi netti, i modelli tipici di tali studi presuppongono che l’utilizzo sanitario del servizio o del trattamento in esame rimanga invariato e che i due approcci differiscano solo per quanto riguarda i costi e le conseguenze sanitarie. Pertanto, un intervento di prezzo inferiore, anche senza modificare i risultati sanitari rispetto all’alternativa, dovrebbe consentire risparmi sui costi.

L’autore evidenzia come i mercati sanitari tendono ad essere in squilibrio quando la domanda continua a superare l’offerta. In un tale contesto, la riduzione del prezzo di un particolare servizio determinerà invariabilmente un aumento della quantità richiesta. Dato che la spesa totale è uguale alla quantità richiesta moltiplicata per il suo prezzo, l’introduzione di tecnologie a basso prezzo potrebbe portare ad un aumento complessivo della spesa. In altre parole, gli usi medici del nuovo trattamento sono aumentati in risposta ad una domanda non soddisfatta, e questa espansione dell’uso porta ad un aumento netto della spesa.

L’articolo fa ulteriori riflessioni che vi invito a leggere qui. Costituiscono un punto di vista interessante su tema che troppo spesso viene affrontato in modo dogmatico e semplicistico.

 

 

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