Di ritorno da Helsinki

Riflessioni sull’innovazione digitale in sanità al termine di un viaggio molto interessante.

L’innovazione digitale in sanità rimane, non solo in Italia, un argomento di tecnici rivolto, purtroppo, ai tecnici. La “contaminazione” tra tecnologi, politici, manager e professionisti della sanità è ancora limitata. Fintanto che non si riuscirà a fare realmente “rete” tra tutti gli stakeholder, la distanza tra ciò che si potrebbe fare e ciò che realmente si riesce a fare è destinata ad aumentare. Se a tutto ciò aggiungiamo poi la spinta e la disponibilità di applicazioni e servizi direttamente rivolti ai cittadini, rischiamo davvero di creare due universi paralleli con obiettivi e dinamiche profondamente diversi.

Dobbiamo quindi occuparci, più che di interoperabilità tra sistemi, di interoperabilità tra visioni, competenze, ruoli. Facile a dirsi, molto difficile da realizzarsi.

La situazione a dire il vero non è omogenea in Europa. I paesi del Nord sono più avanti, possiedono piani, risorse ed investono molto in questo settore. I risultati ci sono, c’è un grande fermento, tanta innovazione. In altri, ad esempio in Italia, la situazione è molto diversa, fatta di individualità o casi isolati di eccellenza, non c’è un sistema, un progetto nazionale.

Ho trascorso molto tempo presso il padiglione Italia e ho colto alcuni aspetti sicuramente positivi. C’è stato un buon spirito di comunità, voglia di lavorare insieme per giocare un ruolo internazionale in questo ambito. È stato bello vedere persone di aziende che magari sono anche in forte concorrenza sul mercato nazionale, conoscersi, stare insieme, sentirsi uniti.

Credo che questo sia il risultato più importante del lavoro che Elena Sini, Giovanni Del Grossi e Paolo Locatelli hanno svolto. Credo che tutti noi dobbiamo ringraziarli per tutto ciò.

Un’altra percezione che ho avuto e trovato conferma in alcuni avvenimenti che non voglio anticipare è che l’Italia gode di una grande considerazione a livello HIMSS; più che dipendere dai numeri sono convinto che questa derivi dal credito e dall’impegno delle persone che sono in prima linea nella community italiana.

Anche per questo ho il rammarico di aver visto pochi italiani nei padiglioni della fiera di Helsinki e, soprattutto, pochissimi non tecnici.

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