Quanto sono affidabili i sensori per verificare la presenza di allergeni o la qualità del cibo?

Le persone con intolleranze alimentari possono impiegare kit portatili per controllare la presenza di allergeni o la qualità del cibo. Come funzionano? Sono attendibili?

I kit più avanzati per le persone con allergie alimentari sono prodotti da una società americana, Nima, che commercializza un kit per rilevare il glutine e uno per le arachidi. Il kit si compone di un lettore di forma trapezoidale, di dimensioni compatte così da essere agevolmente trasportato in una borsetta o in astuccio. Insieme al lettore vengono fornite delle capsule dentro le quali viene collocato il cibo da esaminare. Le capsule vengono introdotte nel lettore e in poco tempo si ottiene la risposta mediante un display frontale o, in alternativa, attraverso un’app iOS e Android.

Il kit iniziale per il glutine viene commercializzato negli USA a 198 dollari e comprende 12 capsule. Le capsule aggiuntive, in confezione da 12, costano 79 dollari. Le capsule hanno tuttavia una scadenza piuttosto ristretta, soltanto cinque mesi.

TellSpec è un sensore portatile finanziato da un crowdfunded creato dall’omonima startup con sede a Toronto. Sviluppato dall’imprenditrice Isabel Hoffman e dal professore di matematica della York University Stephen Watson, il TellSpec è uno spettrometro raman (lo stesso tipo di tecnologia utilizzata per rilevare il cancro nei campioni di sangue) che utilizza un algoritmo per cercare allergeni, sostanze chimiche, nutrienti, calorie e ingredienti negli alimenti.

Lo spettrometro, che costa 1.899 dollari, funziona insieme a due app per controllare la qualità della frutta fresca e l’adulterazione con melamina nei prodotti per i bambini. A breve sarà pubblicata una terza app per controllare la qualità del pesce.

Simile a TellSpec è SCiO, un altro sensore molecolare portatile che ha recentemente concluso con successo una campagna di crowdfunding. Proprio come TellSpec, SCiO utilizza la spettrometria per misurare l'”impronta molecolare” di un oggetto, che illuminato con luce infrarossa che stimola le molecole e poi registra le loro reazioni.

Sviluppato dalla startup israeliana Consumer Physics, il dispositivo ha le dimensioni di una chiavetta USB e viene fornito con un’applicazione proprietaria che invia le informazioni nutrizionali ottenute allo smartphone dell’utente. Oltre a cibo e generi alimentari, il dispositivo è anche in grado di analizzare farmaci, vitamine e piante per vedere se anche loro sono sicuri per il consumo.

SCiO costa 299 dollari nella versione utente finale. Per gli sviluppatori è disponibile un kit di sviluppo SDK e un accessorio per misurare i liquidi.

Nessuno di questi dispositivi, che possono essere utilizzati in ambito medico, possiede una certificazione FDA. Ma quanto sono affidabili?

Nima dichiara per il proprio sensore del glutine un’accuratezza del 99,5% nel rilevare una concentrazione di 20 parti per milione. Uno studio indipendente ha però riscontrato una percentuale ben inferiore, pari a 79,5% che equivale a dire che in un caso su cinque il sensore non rileva il glutine in questa concentrazione.

Anche sull’accuratezza degli spettrometri portatili ci sono molte perplessità e in effetti, guardando i commenti degli utenti, si rileva una certa insoddisfazione. Se i sensori rivolti alle persone con allergie alimentari hanno un obiettivo ben preciso e, qualora attendibili, una grande utilità, diverso è il discorso per gli spettrometri portatili il cui uso può spaziare tra le persone semplicemente interessate a comprendere gli ingredienti del cibo che mangiano a i chimici fai da te.

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