Come rendere la cartella clinica elettronica intelligente e utile

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Non c’è dubbio che i progetti di cartella clinica elettronica siano tra i più difficili da realizzare. La replica in digitale della cartella cartacea o la sostituzione di vecchi sistemi con altri che seguono la stessa impostazione non creano, per medici ed infermieri, valore aggiunto ma, al contrario, richiedono tanto impegno e tempo.

L’obiettivo dei software di cartelle cliniche elettroniche è di documentare l’attività che medici e infermieri svolgono sia attraverso l’inserimento di dati codificati e testi, sia mediante funzioni specifiche, come ad esempio la prescrizione dei farmaci, la loro somministrazione, la rilevazione dei parametri vitali. I software sono composti da funzioni di base e da una serie di pagine che normalmente vengono personalizzate in funzione del contesto e della specialità, nonché dei requisiti degli utenti.

Poiché il campo di applicazione di una cartella clinica elettronica può essere molto ampio, sia in termini di specialità medica, sia di ambito di cure (ricovero, ambulatoriale, territoriale, cronicità), l’approccio che viene seguito dai progettisti e dagli sviluppatori è di realizzare delle piattaforme applicative in grado, grazie al concetto di astrazione, di gestire diverse tipologie di informazioni e consentire una facile e veloce configurabilità delle pagine. Spesso questi sistemi possiedono dei veri e propri “disegnatori” di pagine che i tecnici impiegano per realizzare le schede che compongono la cartella.

Il limite principale di questo approccio è insito nel concetto di astrazione e generalizzazione adottato che rispecchia le tecniche di programmazione che si adoperano. La cartella clinica elettronica è così uno strumento “neutrale” che gestisce informazioni senza entrare nello specifico del dato. Gli esami di laboratorio sono tutti, come rilevanza clinica, uguali, così come i farmaci sono degli “oggetti” che hanno un codice AIC, un codice ATC e una descrizione.

Le cartelle elettroniche non possiedono, salvo eccezioni, concetti clinici e non sono quindi in grado di supportare attivamente medici ed infermieri nel loro lavoro. L’utente si collega al sistema, seleziona il paziente su cui deve operare, cerca le informazioni che gli servono e svolge le funzioni che deve compiere. La cartella è uno strumento passivo in cui l’utente “tira fuori” (pull) ciò che gli serve e che impiega per documentare ciò che fa.

Quasi mai i software gestiscono la presa visione, ossia sono in grado di evidenziare i dati e e le informazioni che sono stati inseriti, magari da altri utenti, come ad esempio avviene in un qualsiasi client di posta elettronica. La mancanza di conoscenza clinica, salvo pochi casi – ad esempio le allergie, fa poi sì che il software non sia in grado di evidenziare le informazioni più critiche e rilevanti da quelle che non lo sono.

Le principali funzioni non tengono conto delle condizioni cliniche del paziente. Ad esempio durante la prescrizione di un farmaco il sistema non mi segnale o evidenzia i parametri che il medico deve tenere in considerazione nella scelta o nel dosaggio, come ad esempio la funzionalità renale o, nel caso di un antipertensivo, la pressione sanguigna.

Il reale valore di una cartella clinica elettronica si crea se questa è in grado di supportare l’attività del medico e dell’infermiere in modo pro-attivo, segnalando in modo push le informazioni utili e fornendo suggerimenti e avvisi sui rischi e le scelte coerenti con il quadro clinico del paziente.

Per fare ciò bisogna quindi abbandonare la neutralità della cartella elettronica, inserire in questa i concetti clinici di base (“medicine inside“), differenziare le informazioni, correlarle e renderle disponibili quando servono. Bisogna poi integrare in modo nativo, a livello delle funzioni più importanti, sistemi clinici di supporto alle decisioni (CDSS) per rendere disponibili al punto di cura le evidenze medicine, le linee guida e i protocolli, contestualizzandole al quadro clinico del paziente.

Tutto ciò comporta che il team che progetta e sviluppa la cartella clinica elettronica deve comprendere medici, infermieri, farmacisti. Soltanto questi sono in grado di fornire le competenze necessarie per far evolvere questi software e trasformarli in strumenti di supporto al lavoro degli utenti. L’uso di una cartella clinica elettronica di questo tipo non è allora un peso, un’incombenza che i professionisti devono fare perché obbligati, ma diventa uno strumento di lavoro, un prezioso alleato che permette loro di lavorare meglio e di ridurre i rischi che questo lavoro comporta.

 

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