CUP e tempi di attesa: si può fare di più

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I tempi di attesa per visite specialistiche ed esami diagnostici costituiscono una criticità in tutte le aziende sanitarie. Il problema è dovuto solo allo squilibrio tra domanda ed offerta o, anche, a come questa è strutturata ? I CUP come potrebbero contribuire a ridurre i tempi di attesa o, quantomeno a renderli più appropriati ?

Le prestazioni specialistiche ambulatoriali sono classificate secondo quattro classi di priorità: urgente, da svolgersi entro 72 ore; breve, 10 giorni; differibile, 30 giorni per le visite, 60 per le prestazioni strumentali; programmabile, da erogare secondo le indicazioni cliniche di volta in volta stabilite dal medico prescrittore.

Questi tempi dovrebbero essere garantiti attraverso un’efficace ripartizione delle risorse disponibili (personale, apparecchiature, ambulatori) tra l’attività di ricovero, di emergenza – urgenza e quella ambulatoriale. La ripartizione viene fatta, nei sistemi CUP, mediante la creazione di agende e la loro assegnazione, in base a diversi criteri, a differenti categorie di pazienti e di richieste.

In funzione della complessità e della numerosità dei casi, la quantità di agende può essere rilevante. Più però si segmenta e differenzia l’offerta, più il rischio di non saturare delle agende aumenta, così come di non rispecchiare i criteri di priorità clinici.

Ma quale strumenti i sistemi CUP forniscono a chi deve configurare le agende e decidere quindi come ripartire le risorse disponibili ? Sicuramente si adoperano le statistiche per avere un quadro, storicizzato, delle prenotazioni effettuate, dei tempi di attesa e delle disponibilità residue. Bisogna notare come queste informazioni manchino però di un elemento assai importante: il numero di richieste inevase e la loro motivazione. I sistemi CUP non tracciano, di solito, le transazioni che non si concludono con una prenotazione perché ad esempio il cittadino, sentite le disponibilità, decide di rinunciare o di trovare altre soluzioni (o per altre ragioni, ad esempio il costo della prestazione). Basarsi sui dati registrati dai CUP è dunque fuorviante perché si riferiscono solo alla domanda evasa.

Un altro aspetto importante è il meccanismo di ricerca e selezione delle disponibilità in funzione del profilo del paziente. Di solito questo opera in base a criteri predefiniti, statici, applicando una logica impostata a livello di configurazione. Il processo di riempimento delle agende non è dinamico; se voglio aprire un’agenda ad altre classi di pazienti devo farlo a mano.

Ma dove i sistemi CUP sono più carenti è nel supporto alla impostazione delle agende. Un sistema moderno dovrebbe, dati i criteri (classi di priorità, esigenze dei reparti, storico del punto soccorso, etc..) e la disponibilità delle risorse (personale, apparecchiature, ambulatori, orari di servizio), suggerire come impostare le agende, piuttosto che lasciare questa incombenza unicamente al responsabile del servizio. Una volta impostate dovrebbe poi, via via che le agende si riempiono, modificare dinamicamente le allocazioni compatibilmente con i requisiti definiti.

Non sto parlando di fantascienza né di intelligenza artificiale, ma di tecniche che sono oggi di uso comune in alcuni settori, ad esempio nella pianificazione dei trasporti o nella produzione industriale.

Il problema dei tempi di attesa è davvero cruciale. Si potrebbe fare di più progettando una nuova generazione di CUP che aiutino le aziende sanitarie a ottimizzare le risorse di cui dispongono. Serve uno sforzo dei progettisti ma anche degli utenti di questi sistemi che devono chiedere di più ai propri fornitori.

2 thoughts on “CUP e tempi di attesa: si può fare di più

  1. Michela Molinari 12 Ottobre 2018 / 9:20

    Non ho capito l’idea di agende dinamiche ma mi incuriosisce, un esempio? Grazie

    • Massimo Mangia 12 Ottobre 2018 / 15:12

      Per dinamiche intendo agende i cui criteri di assegnazione delle disponibilità varino, in modo automatico, in funzione delle domanda, delle priorità e delle regole che sono state fissate. In altre parole se ho x posti a disposizione, li assegno in base a degli algoritmi per minimizzare la differenza tra la disponibilità fornita rispetto a quella che avrei dovuto o voluto assegnare.

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