
L’impiego di app nella lotta alla pandemia ha reso evidente un concetto banale ma spesso poco considerato: le persone le adoperano se forniscono servizi utili o essenziali.
L’impiego di app nella sanità è stato, finora, una storia di luci, poche e ombre, tante.
Presi dall’entusiasmo e dalla possibilità di realizzare app per i cittadini, molte aziende sanitarie ed istituzioni hanno negli anni sviluppato delle app che, nella maggioranza dei casi, hanno avuto poco successo e si sono rivelate quindi uno spreco di risorse.
Anche l’effetto novità e l’efficacia nell’assicurare un po’ di notorietà per l’azienda sanitaria sono rapidamente calate ed è quindi subentrata la delusione e una certa diffidenza nel concepire nuove iniziative.
Con il diffondersi della pandemia che, in quanto tale, ha interessato di fatto tutta la popolazione, c’è stato un ritorno di fiamma verso le app, viste come uno strumento per raggiungere facilmente le persone.
La prima funzione che si è immaginato di svolgere con un’app è stato il contact tracing, operazione che si è svolta in molti paesi. Conosciamo tutti la travagliata storia di Immuni, al centro di polemiche di vario genere che hanno spaziato dalla sua scelta, alla reale efficacia, alla privacy, alla necessità o meno di certificazione come medical device ed altro ancora.
Pur avendo raggiunto un numero elevato di download, oltre 13 milioni, grazie anche all’accesso per il green pass, Immuni è nell’immaginario comune un insuccesso, un esempio da non ripetere.

Sicuramente la popolarità di Immuni e la sua utilità hanno risentito della necessità, a un certo punto, di non svolgere più il contact tracing a causa dell’elevato numero di casi. Passato il picco della pandemia si è tornati a fare contact tracing ma ciò nonostante non c’è stato un ritorno di fiamma verso Immuni.
Non voglio dilungarmi sulle cause, vere o presunte, che hanno determinato questa situazione. Semplificando possiamo però dire che l’utilità percepita di Immuni è bassa e quindi, di conseguenza, il suo uso da parte dei cittadini è scarso, come mostrano i grafici della figura sopra.
Tornando all’immaginario comune, l’app IO gode invece di migliore reputazione rispetto ad Immuni. Anche in questo caso il green pass ha contribuito a migliorare le statistiche di download che, ad oggi, hanno toccato i 19 milioni.

Sono numeri sensibilmente più alti di quelli di Immuni che però ha una funzionalità molto più circoscritta e specifica. È vero che il numero di download è poco significativo per comprendere se e quanto un’app sia utilizzata, ma è tuttavia un indicatore facile da ottenere e confrontare.
Tornando al nostro ambito, la sanità, un caso di successo è rappresentato da e-Covid Sinfonia, l’app della regione Campania che permette di visualizzare l’esito del tampone molecolare, test sierologico e test rapido, nonché di inserire e aggiornare i dati sullo stato di salute, anche per i componenti del proprio nucleo familiare. I dati vengono inviati direttamente al proprio medico di medicina generale attraverso la piattaforma regionale SINFONIA.
Secondo Soresa, l’app è utilizzata da oltre 800mila utenti, ha 220mila familiari registrati e si sono superati i 3 milioni di attestati visualizzati. Considerando il numero di abitanti della regione, sono numeri interessanti che dimostrano l’interesse dei cittadini campani per questi servizi. e-Covid Sinfonia è stata in testa alla classifica degli store Apple e Google delle app sanitarie.
Buoni numeri hanno anche raggiunto le app di altre regioni, come ad esempio il Lazio e la Toscana, che forniscono servizi per il COVID, come l’esito dei tamponi e le prenotazioni per i tamponi e i vaccini.
Cosa ci insegna allora l’esperienza COVID? Nulla che non sapevamo già. Realizzare un app di successo non è facile, i servizi e la loro utilità sono i fattori chiave ma è anche necessaria una promozione capillare ed efficace.