Sono tante le iniziative per consentire gli spostamenti durante la pandemia assicurando la sicurezza dei viaggiatori e dei turisti. Vediamo quali sono e come funzionano.
L’obiettivo è semplice: documentare lo stato di salute rispetto al COVID-19 così da consentire gli spostamenti delle persone tra regioni e stati. Le condizioni previste riguardano:
- L’immunità acquisita a seguito di guarigione dalla malattia, comprovata da un esame diagnostico (tipicamente un tampone molecolare)
- Il completamento del ciclo vaccinale (una o due dosi secondo il tipo di vaccino)
- Un risultato di negatività al COVID-19 ottenuto mediante un test diagnostico
Le regioni
In Italia alcune regioni stanno lavorando a un proprio passaporto, in attesa che si giunga a una definizione di uno standard nazionale e, successivamente, diventi operativo quello dell’Unione Europea.
Come è già successo in altre occasioni, la voglia di essere i primi e di esercitare i diritti connessi all’autonomia regionale, stanno determinando una serie di proposte ed iniziative discutibili per tecnologie, utilità e sicurezza.
La Campania ha ordinato quattro milioni di tessere per realizzare il proprio passaporto vaccinale, di cui 170.000 già consegnata al personale sanitario. Si tratta di una tessera in materiale plastico, delle dimensioni di una carta di credito, che riporta le informazioni sulla data di completamento del ciclo vaccinale e, sul retro, un QR-code.
“L’obiettivo” – ha dichiarato il Presidente Vincenzo De Luca – “è utilizzare tale certificazione per rilanciare interi settori economici, in particolare il comparto turistico, cercando di legare la straordinaria offerta dei nostri territori alla certificazione di immunità degli operatori del settore“.
Non è chiaro se la tessera sarà utilizzata come un badge, magari esposta in vista. Lascia perplessi che il contenuto sia solo in italiano.
Anche altre province autonome e regioni a forte vocazione turistica stanno studiando o lavorando a un proprio passaporto, come ad esempio la provincia autonoma di Bolzano e il Veneto che sta pensando di utilizzare nelle more del digital green europeo la propria app VaccinAzioni.
Altre regioni forniscono l’accesso al proprio certificato vaccinale attraverso il Fascicolo Sanitario Elettronico, come ad esempio il Lazio e l’Emilia Romagna.
Le iniziative del governo
A livello centrale, in attesa del certificato europeo, lo Stato Italiano sta pensando a diverse opzioni su come fornire una sorta di passaporto vaccinale. le scelte che vengono attualmente considerate sono le seguenti, non necessariamente alternative:
- Implementare questa funzione dentro l’app Immuni
- Realizzare questa funzione dentro l’app IO, già molto utilizzata per attivare il cash back di stato
- Creare ex-novo una “digital card” per lo scopo
- Utilizzare il chip della Tessera Sanitaria
La prima opzione è un tentativo di dare nuova vita ad Immuni anche se questa app non possiede un sistema di autenticazione forte a differenza di IO che invece opera con lo SPID. Pesano poi su questa scelta le tante polemiche che ci sono state e l’insuccesso dell’iniziativa.
L’uso della Tessera Sanitaria richiede un lettore ed è certamente poco pratico. Più facile quindi che si propenda per IO o per una card digitale.
L’obiettivo, dichiarato, di un’iniziativa nazionale è di consentire lo spostamento tra regioni e l’accesso ad alcuni servizi tra cui i trasporti. Bisogna comunque garantire la sicurezza dei dati, evitare falsificazioni e realizzare una soluzione che sia pratica e veloce da utilizzare, tre esigenze che non sono facili da conciliare.
Rimane poi il problema dell’identificazione delle persone, che nel caso dei badge avviene attraverso una foto. Se questa non c’è bisogna associare un documento di identità al certificato digitale, leggere i dati e confrontarli.
L’Unione Europea
La UE sta lavorando a un Digital Green Pass che ho già descritto in dettaglio in questo articolo. È previsto il rilascio delle specifiche dell’infrastruttura ai paesi membri entro giugno per mettere in esercizio il certificato entro luglio.
L’infrastruttura e le modalità di autenticazione dei dati sono ancora in corso di definizione. Il lavoro dei tecnici si è concentrato inizialmente sulla struttura dei dati, oggi definita, anche se mancano ancora dei dettagli che però sono di vitale importanza, considerando anche il fatto che il QR-Code ha un limite al numero massimo di caratteri che possono essere contenuti.
Non appena ci saranno maggiori dettagli vi illustrerò le novità.
Quale soluzione per i turisti stranieri?
L’iniziativa UE non riguarda paesi che, a livello turistico, sono importanti. Come allora verificare lo stato di salute dei turisti inglesi, americani, arabi?
Vediamo due iniziative che potrebbero fornire una possibile soluzione.
IATA, il certificato delle linee aeree
L’associazione internazionale delle compagnie aeree, la IATA, sta lavorando ad una soluzione globale e standardizzata per convalidare e autenticare tutti i regolamenti nazionali relativi ai requisiti COVID-19 per i viaggi dei passeggeri. IATA Travel Pass incorporerà quattro moduli open sourced e interoperabili che possono essere combinati per una soluzione end-to-end:
La priorità principale è quella di far viaggiare di nuovo le persone in modo sicuro. Nell’immediato questo significa stabilire la fiducia nei governi che il test sistematico COVID-19 prima della partenza può funzionare come sostituto dei requisiti di quarantena. E questo alla fine si svilupperà in un programma di vaccini.
Lo IATA Travel Pass è una soluzione per entrambi. È costruito in moduli come una soluzione industriale basata su standard open-source. Può essere usato in combinazione con altri fornitori o come soluzione end-to-end. La cosa più importante è che risponde alle esigenze dell’industria e permette un mercato competitivo.
Al momento 27 compagnie aeree stanno sperimentando la soluzione IATA.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità
L’OMS sta lavorando da tempo a un passaporto sanitario che potrebbe essere utilizzato anche per il COVID-19. Diversamente da quando ha fatto l’UE, l’OMS si è orientata verso uno standard: HL7 International Patient Summary.
HL7 IPS è un riassunto (dataset) del paziente minimo e non esaustivo, specialistico-agnostico, indipendente dalla condizione, ma facilmente utilizzabile da tutti i clinici per la cura non programmata (transfrontaliera) di un paziente.
HL7 IPS prevede l’uso di CDA R2 e di FHIR. A livello di contenuti, questi sono divisi in quattro categorie:
- I dati del documento (header)
- I dati obbligatori: terapie; allergie / intolleranze; lista dei problemi
- I dati raccomandati: vaccinazioni; procedure; dispostivi medici; risultati diagnostici;
- I dati opzionali: segni vitali; anamnesi; gravidanza; storia (situazione) sociale; stato funzionale; piani di cura; direttive.
Tante iniziative ma servono soluzioni comuni, comunitarie, altrimenti il Covid19 non ci ha insegnato niente!