Covid-19 e dati dei pazienti: melius est abundare quam deficere

In ogni occasione in cui è necessario identificare un paziente, oltre al codice fiscale, vengono richiesti una quantità di dati anagrafici.

L’ultimo esempio riguarda LAZIOCrea e il portale per consentire ai medici di famiglia di prenotare i flaconi dei vaccini Astra Zeneca. I medici devono inserire il codice fiscale dell’assistito, poi tutta una serie di dati anagrafici, tra cui cognome, nome, data di nascita, etc..

Lo stesso è successo, in diverse regioni, nei portali per i pazienti per la prenotazione del vaccino dove, in qualche caso, oltre ai dati anagrafici bisogna anche dichiarare le proprie patologie o condizioni di rischio.

Non parliamo poi dei moduli cartacei di anamnesi Covid-19 in uso in tutte le strutture sanitarie; anche qui bisogna scrivere, a mano, tutti i propri dati anagrafici, oltre a rispondere a una serie di domande.

Parlando con qualche funzionario regionale e con qualche responsabile dei sistemi informativi si scopre che la ragione di queste prassi è piuttosto semplice: non ci si fida dei dati delle anagrafi regionali o aziendali. Meglio dunque raccogliere tutti i dati, così da essere sicuri di non sbagliare.

Ma questa raccolta servirà almeno ad aggiornare e migliorare le anagrafi regionali / aziendali? La risposta è davvero sconsolante: no.

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