Come gestire i pazienti cronici ai tempi del Covid-19

Fonte: laRepubblica

L’emergenza sanitaria provocata dalla pandemia coronavirus focalizza l’attenzione e gli sforzi del SSN, con il rischio di amplificare un’altra pandemia per la quale non ci sono vaccini: le patologie croniche.

L’arma con cui pensiamo di vincere la guerra del Covid-19 sono i vaccini, per la cui ricerca, produzione e somministrazione si sono impegnate le migliori risorse oggi disponibili nel mondo della scienza, dell’industria e dei servizi sanitari nazionali.

La necessità di garantire il distanziamento sociale per evitare i contagi, insieme allo spostamento del personale sanitario per la gestione dei pazienti Covid-19, sta determinando un forte rallentamento delle attività di prevenzione, cura e assistenza dei pazienti affetti da patologie croniche.

Anche se per queste non esistono, purtroppo, vaccini, ciò non vuole dire che siamo completamente disarmati per combattere questa pandemia che provoca, in silenzio e nella più totale assuefazione, milioni di morti ogni anno, trend oltretutto in crescita.

Le patologie croniche si combattono, per rimanere nella metafora della guerra, con modelli di cure integrate e con un arsenale di armi digitali in grado di gestire, in modo pro-attivo, la prevenzione delle patologie e delle loro complicanze, la loro diagnosi – stadiazione e il loro trattamento.

Bisogna però, aldilà dei discorsi di circostanza in cui tutti concordano sulle ricette da adottare, impegnarsi in modo concreto per realizzare questi nuovi modelli sanitari che, peraltro, esistono già e sono stati ampiamente studiati.

Il piano attuale dei fondi del recovery fund per la sanità assegna, al momento, 4,8 miliardi per l’assistenza domiciliare. Il mio auspicio è che questi finanziamenti vengano adoperati per sviluppare le cure integrate piuttosto che le cure decentrate.

Ma, recovery fund a parte, bisogna prima di tutto creare le condizioni perché questi modelli possano realizzarsi, ossia prevedere un sistema di remunerazione per tutte quelle attività che sono strumentali alla gestione attiva delle cronicità, come il telemonitoraggio, la teleconsulenza, la teleassistenza.

È un vero peccato che le recenti linee di indirizzo sulle prestazioni sanitarie prevedano una remunerazione soltanto per le televisite e per gli esami diagnostici a distanza. Se continueremo a digitalizzare la medicina trasponendo in digitale ciò che si fa in modalità tradizionale, come ad esempio è anche stato fatto per il Fascicolo Sanitario Elettronico, perderemo tutte le potenzialità che le tecnologie digitali, insieme a nuovi modelli organizzativi, possono offrire per migliorare la salute e le aspettative di vita delle persone.

One thought on “Come gestire i pazienti cronici ai tempi del Covid-19

  1. seppec 23 Dicembre 2020 / 15:18

    Sono proprio le malattie “rare” che indicano come il sistema sanitario
    sia obsoleto.
    Definiscono” rare” le malattie che colpiscono tremila o più pazienti
    all’anno con conseguenze mortali.
    Il numero è troppo basso per giustificare investimenti nella ricerca.
    A meno che quelle malattie non siano collegabili a potenziali epidemie,
    allora si scatena il mondo intero.
    Il modello sanitario che si persegue, non solo in Italia, è completamente
    sbagliato perché, nella nostra memoria profonda, giacciono i comportamenti
    di quei ricercatori che, nel passato, scoprirono le cure di malattie terribili.
    La serendipità non può essere più usata come metodo scientifico. Dobbiamo
    esserle grata perché ha salvato milioni di persone, ora però la complessità
    delle funzioni e dei dati disponibili la rende inadeguata.
    Nulla più può essere gestita direttamente dall’uomo perché non ne ha la
    capacità. Il Covid ha avuto un effetto drammatico sulle nostre vite ma anche
    indicato come dobbiamo comportarci. Le regole di comportamento che
    vengono imposte sono sbagliate come sbagliate sono le vaccinazioni o i
    farmaci che assumiamo. Ancora una volta peschiamo le soluzioni dal passato.
    Ciascuno di noi è unico come unico deve essere il comportamento e il
    controllo psicofisico del nostro corpo. La domanda di base che deve convincere
    è: perché ci appagano i comportamenti che ci danneggiano e non la loro assenza?
    Perché il piacere di fumare supera il piacere del non fumare? La risposta
    sta nella parte “stronza” del cervello che tutti noi abbiamo, ma che non c’è
    nel nostro essere virtuale come l’Avatar Alter Ego.

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