I sistemi informativi sanitari devono essere “medicine by design”

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Nei capitolati di appalto dei sistemi informativi sanitari la componente medica è spesso poco rilevante. Il focus è incentrato sugli aspetti tecnologici, amministrativi e organizzativi.

Provate a leggere alcuni capitolati di gara per sistemi informativi ospedalieri (HIS) e misurate, in termini di pagine, la ripartizione tra aspetti tecnologici, amministrativi, gestionali e di processo, clinici; vedrete che questi ultimi rappresentano tra il 10 e il 20% del totale. Se poi esaminiamo i capitolati di sistemi informativi territoriali, la distribuzione è ancora più sbilanciata; qui la componente clinica è spesso marginale.

I responsabili dei sistemi informativi delle aziende sanitarie (sia ospedaliere, sia ASL) sono per lo più ingegneri, informatici o fisici che sono ovviamente più a loro agio con le tecnologie, gli aspetti di gestione e i processi organizzativi che non con la medicina. Le aziende che producono software per la sanità sono a a loro volta composte nella quasi totalità da tecnici (ingegneri, fisici, informatici, bio-ingegneri).

Nella stesura dei capitolati vengono ovviamente coinvolti alcuni medici ed infermieri che però hanno come riferimenti la carta oppure il software utilizzato in precedenza o, in alcuni casi, ciò che hanno visto in qualche presentazione; difficile quindi, in questo contesto, generare una richiesta di innovazione.

L’offerta risponde e si adegua alla domanda, questa non si evolve. Il risultato è che se provate a confrontare un capitolato di venti o dieci anni fa con uno di questi giorni, potrete notare che a livello clinico – assistenziale ci sono pochi cambiamenti. La maggior parte di questi riguardano aspetti tecnologici (architetture, interfacce, database, integrazione), mentre in termini funzionali non troverete novità significative.

Qualcuno potrà obiettare che la pratica clinica e quella infermieristica non sono poi cambiate molto da venti anni a questa parte, mentre le tecnologie hanno visto una grande evoluzione. Il problema però è capire come le grandi potenzialità delle tecnologie possano migliorare la pratica clinica e infermieristica. L’introduzione del mouse e degli schermi tattili dopo non hanno portato vantaggi a medici e infermieri, ancora meno il passaggio da architetture client – server a sistemi web based. A livello di interfaccia i miglioramenti sono stati marginali.

Medici e infermieri continuano a utilizzare i software come contenitori di informazioni che loro stessi digitano, senza nessun reale valore aggiunto. I software non possiedono “intelligenza” e non forniscono supporto né a livello decisionale, né a livello operativo.

La trasformazione in digitale del dato ne ha sicuramente aumentato l’accessibilità e la fruibilità, ma non è stata finora, salvo eccezioni, accompagnata dallo sviluppo di un insieme di funzioni e servizi in grado di capitalizzare la digitalizzazione delle informazioni.

Per fare un parallelo con il mondo automobilistico, la digitalizzazione in sanità ha permesso di avere dei cruscotti più grafici rispetto a quelli analogici del passato, ma non di realizzare l’equivalente dei sistemi di sicurezza (ABS, ESP, specchietti retrovisori intelligenti, sensori) o di guida semi o automatica.

Come è possibile allora far evolvere la qualità della domanda, stimolando così il mercato a sviluppare soluzioni intelligenti “medicine by design”? La risposta nel prossimo articolo.

1 – Continua

 

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