Con i fondi che potrebbero arrivare in Italia sarebbe possibile finanziare un piano straordinario per digitalizzare sul serio la sanità italiana.
Per evitare di disperdere o, peggio, impiegare male queste risorse aggiuntive è necessario, prima di tutto, elaborare un piano nazionale che permetta di raggiungere alcuni obiettivi comuni per le regioni, considerando le diversità che ci sono tra queste e, spesso, all’interno di queste tra le diverse aziende sanitarie.
Il piano non dovrebbe limitarsi a individuare i temi e gli ambiti di spesa ma, al contrario, dovrebbe affrontare tutti gli aspetti che concorrono alla trasformazione digitale della sanità:
- le norme che regolano la gestione delle informazioni, come la privacy, la responsabilità professionale, l’obbligatorietà o meno della loro raccolta, etc..
- i modelli organizzativi che devono / possono essere trasformati in presenza e con l’aiuto della digitalizzazione
- la formazione e la crescita delle competenze digitali dei medici, dei professionisti sanitari e del personale delle aziende sanitarie
- gli standard semantici e di interoperabilità necessari per lo sviluppo di una sanità integrata, non solo tra ospedale e territorio, ma anche tra le regioni (a titolo di esempio basti pensare al caos dei nomenclatori clinici delle prestazioni)
- la revisione / ri-progettazione delle infrastrutture digitali esistenti, per primo il Fascicolo Sanitario Elettronico e la Ricetta dematerializzata e il loro inquadramento in un contesto più ampio di sanità digitale
- le metodologie per misurare l’impatto e l’efficacia degli investimenti da finanziare, al fine di controllare il corretto uso delle risorse economiche impiegate
- le procedure per acquisire le risorse necessarie, nel rispetto delle norme della concorrenza e trasparenza, mediante una semplificazione amministrativa che eviti le distorsioni e le lungaggini delle tradizionali gare di appalto
Gli investimenti dovrebbero riguardare le infrastrutture digitali, il software, i servizi professionali includendo in questi la progettazione, lo sviluppo e la formazione.
Il piano nazionale (master plan) dovrebbe quindi indicare gli obiettivi e fornire le indicazioni – linee guida per affrontare gli aspetti sopra menzionati.
Ciascuna regione dovrebbe quindi elaborare un proprio piano operativo di dettaglio. Per ottimizzare e impiegare al meglio le competenze disponibili (che per alcuni ambiti non sono poi così numerose nelle aziende sanitarie pubbliche) sarebbe auspicabile che alcune regioni lavorassero insieme.
I piani dovrebbero essere valutati, approvati e monitorati a livello nazionale.
Ma come realizzare tutto ciò? Attraverso una task force di veri esperti (persone cioè dotate di conoscenza ed esperienza sul campo comprovata), con un mandato chiaro e attraverso la partecipazione attiva degli stakeholder interessati (come si fa ormai in tanti ambiti anche regolatori).
Sarebbe davvero un grande segnale di cambiamento se, per una volta, si riuscisse a ragionare in questo paese con una logica di grande respiro, aggregando e coagulando le competenze e le professionalità che ci sono per un obiettivo indiscutibile: migliorare e potenziare la sanità italiana.