La telemedicina ai tempi del Coronavirus

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Fare di necessità virtù: è quanto sta succedendo con la telemedicina in Italia, anche se in modo ancora rudimentale.

Le linee guida indirizzate ai MMG/PLS rispetto al comportamento da tenere nei confronti dei loro assistiti per quanto riguarda l’epidemia di Coronavirus contengono (per la prima volta nella storia della Sanità italiana) un esplicito riferimento all’opportunità di effettuare visite “virtuali” attraverso il telefono, con l’obiettivo di ridurre all’essenziale il ricorso all’ambulatorio e i conseguenti rischi di contagio.

Il prefisso “tele” entra ufficialmente nel linguaggio delle istituzioni, associato al sostantivo “visita”, anche se si riferisce al caro vecchio apparecchio telefonico. Comunque, un significativo passo in avanti.

È importante che l’ISS e il Ministero abbiano predisposto un protocollo di tele-visita puntuale, con l’elenco delle domande e un percorso precostituito in funzione delle risposte ricevute. La stanno prendendo sul serio, questa volta.

Parallelamente, in questi giorni le strutture ospedaliere localizzate nelle aree sinora coinvolte dal contagio stanno utilizzando il tele-consulto per coinvolgere strutture specializzate in modo da migliorare l’appropriatezza della diagnosi e il trattamento di pazienti “dubbi”, quelli che non manifestano palesemente sintomi ma comunque risultano positivi al tampone.

Più in generale, l’intera comunità scientifica e clinica a livello planetario utilizza le tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni per scambiarsi informazioni, protocolli, linee guida. L’informazione deve viaggiare più velocemente del virus, quindi si privilegiano canali veloci e capaci di raggiungere la maggior parte di destinatari possibile in tempi molto rapidi.

Una situazione altamente critica come questa dell’epidemia da COVID-19 sta producendo qualche effetto interessante e positivo rispetto allo scenario attuale di ritardo nell’adozione delle tecnologie ICT e degli strumenti di telemedicina nella Sanità italiana.

Il Ministero raccomanda il telefono come canale di comunicazione medico-paziente, ma già molti MMG utilizzano piattaforme tipo Skype in modo da aggiungere la visualizzazione del paziente al set di informazioni ottenibili via telefono. Forse il Garante Privacy avrà qualcosa da dire, ma va detto una volta per tutte che canali tipo Skype sono già ampiamente utilizzati per consulti fra professionisti e anche nella quotidianità dei contatti fra MMG e paziente.

Probabilmente bisognerebbe usare qualcosa di più sicuro dal punto di vista della sicurezza del canale trasmissivo e della riservatezza, ma sino a quando il mercato “questa cosa” non la sviluppa e la propone ci si arrangia con quello che c’è.

Il fatto positivo è che in questi giorni di allarme tutto ciò che inizia con “tele” sta acquistando una nuova dignità, a partire dal telelavoro proposto da molte aziende per dar modo ai loro dipendenti di lavorare da casa evitando spostamenti a rischio.
In un certo senso è un peccato che il “telequalcosa” diventi popolare e venga accettato in una situazione critica ai limiti del drammatico, ma forse è meglio così che mai.

Televisita e teleconsulto sono due applicazioni pratiche di telemedicina che possono aiutare non poco le strutture ospedaliere e ambulatoriali a risolvere in prima battuta il problema degli accessi da parte di cittadini che desiderano capire se e quanto possono avere bisogno di approfondimenti diagnostici sull’infezione da COVID-19, una sorta di tele-triage specifico. Ma più in generale la tele-visita potrebbe risultare utile anche per pazienti cronici a rischio (BPCO e pazienti oncologici, soprattutto) a prescindere da timori rispetto al virus: di questi tempi (e purtroppo niente ci fa pensare che questa criticità duri poco) è meglio che chi ha seri problemi respiratori o patologie oncologiche limiti al minimo indispensabile uscite da casa e accessi a strutture sanitarie.

Anche la tele-riabilitazione potrebbe essere presa seriamente in considerazione da parte di chi eroga prestazioni di riabilitazione a pazienti cronici, sempre con l’obiettivo di ridurre all’indispensabile l’esposizione alle possibilità di contagio.
Le tecnologie offrono possibilità, sta a tutti noi cercare di coglierle al meglio e applicarle alla risoluzione di problemi. E sta al mercato farsi venire in mente soluzioni intelligenti a problemi complessi e – purtroppo – a volte drammatici.

Paolo Colli Franzone

Presidente IMIS – Istituto per il Management dell’Innovazione in Sanità

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