Convegni, associazioni professionali, società scientifiche, newsletter e siti tematici: sono composti e frequentati prevalentemente da addetti ai lavori. In altre parole ci riuniamo, discutiamo, ci lamentiamo tra di noi dello scarso peso che in Italia ha la sanità digitale. E se provassimo, seriamente, a uscire dal nostro recinto ?
Qualche giorno fa leggevo dell’accordo di AISIS (Associazione Italiana Sistemi Informativi in Sanità) con CHIME (College of Health Information Management Executives), un’importante associazione americana di operatori ICT che, a sua volta, è composta da tre sotto-associazioni: AEHIS – sicurezza; AEHIT – tecnologie; AEHIA – applicazioni. Accordo senza dubbio utile che permetterà di ampliare gli orizzonti e disporre di materiale formativo. Non so, non facendone parte, se AISIS sta provando a fare accordi con associazioni di tipo manageriale o mediche; a mio avviso sarebbe molto utile provare a costruire dei ponti con altre figure professionali per uscire dall’ambito tecnico.
Una delle ragioni dello scarso peso della sanità digitale è di essere circoscritta ai tecnici, agli addetti ai lavori. Se vogliamo accreditarla come leva strategica dobbiamo compiere un salto concettuale: non ci dobbiamo limitare a digitalizzare i processi ma offrire soluzioni ai problemi della sanità. In altre parole dobbiamo spostare il focus della discussione dalle tecnologie ai temi che sono al centro della sostenibilità del nostro modello sanitario, alle criticità che vi sono, alle esigenze del sistema e dei cittadini.
Non possiamo pretendere che il resto del mondo della sanità si avvicini a noi, comprenda il nostro linguaggio, capisca il potenziale della sanità digitale e ci fornisca indicazioni chiare su quali soluzioni realizzare. Al contrario è nostro interesse incontrare i dirigenti, i medici, gli infermieri, i cittadini per comprendere quali sono i loro problemi, le loro esigenze, ciò che potrebbe migliorare il loro lavoro.
Quante volte andiamo a convegni di altre figure professionali ? Approfondiamo aspetti di management, di politiche sanitarie o problematiche mediche ? Quanto tempo dedichiamo ad ampliare la nostra sfera di conoscenze ? Se vogliamo davvero incidere ed avere un ruolo importante nel sistema sanitario dobbiamo lasciare la nostra “comfort zone” per addentrarci nel cuore dei problemi. Il nostro bagaglio culturale, più che di tecnologie, deve crescere con nozioni di scienze cognitive, management, organizzazione, medicina.
Proviamo a cambiare il modo in cui organizziamo i nostri convegni, a partire dai titoli e dagli argomenti. Via ogni riferimento alle tecnologie, parliamo di modelli, processi, problemi della sanità. Invitiamo come relatori persone fuori dal nostro mondo, discutiamo insieme di come migliorare la sanità.
Questo blog, nel suo piccolo, farà la sua parte.