La chimera, in biologia generale, è un individuo le cui cellule derivano da due diverse uova fecondate unite accidentalmente o sperimentalmente. In senso figurato significa idea senza fondamento, sogno vano, fantasticheria strana, utopia (Treccani). Quale dei due significati descrive meglio la telemedicina ?
La telemedicina nasce dall’unione della telematica alla medicina, la cui “fecondazione” genera una nuova modalità con cui fare prevenzione, assistere e curare le persone. Non costituisce certo una novità, le prime applicazioni in Italia risalgono agli anni ottanta (il cardiotelefono della SIP). Da allora, anno dopo anno, si è indicato nel prossimo l’anno della telemedicina che però non arriva mai.
La tecnologia ha fatto progressi enormi, le reti di comunicazione sono sempre più veloci e reattive, sono stati realizzati molti studi, alcuni dei quali condotti con criteri scientifici, con risultati disomogenei ma comunque interessanti.
Dunque un “uovo” c’è e si sviluppa a forte velocità: 5G, sensori sempre più piccoli in grado di misurare un numero crescente di parametri, algoritmi sempre più sofisticati grazie anche all’intelligenza artificiale.
Ma il secondo “uovo” come sta ? La sanità e la medicina sono ancora fortemente impostati su modelli rivolti più alla gestione delle acuzie che alla gestione delle cronicità. L’ospedale rimane il fulcro dell’assistenza sanitaria, mentre il territorio stenta a trovare una sua dimensione e spesso replica, in scala minore, il modello ospedaliero creando strutture, ad esempio le case della salute, che prevedono la concentrazione di servizi in strutture decentrate sul territorio.
Il vero problema è comprendere come sfruttare le opportunità che la tecnologia oggi offre. Dando per scontato il fatto che, dietro un’infrastruttura di telemedicina, ci debbano essere dei professionisti sanitari che seguano i pazienti connessi, l’aspetto cruciale della faccenda è dove trovarli, come pagarli, con che modello clinico e organizzativo operare.
L’idea di pensare che gli stessi professionisti che oggi operano nelle cure primarie e nelle case della salute possano farsi carico della telemedicina è irrealistico. Ancora di più se pensiamo di coinvolgere gli specialisti ospedalieri. C’ è un piccolo margine per prendere in carico un numero ridotto di pazienti, ma certo non per mettere a sistema questo nuovo modello assistenziale.
I benefici che la telemedicina nel medio – lungo termine può assicurare derivano, nel breve tempo, da un maggiore impegno nella prevenzione e il monitoraggio dei pazienti cronici. Che qualcuno deve seguire.
La soluzione può essere allora di ricorrere a centri esterni per delegare parte di questa attività. Parte perché comunque sono poi necessari degli specialisti e la rete della sanità pubblica. Nasce allora l’esigenza di reperire fondi addizionali per pagare questi servizi in una situazione dove è molto difficile tagliare le attuali spese e incrementare i fondi per gli investimenti.
Se non si ragiona seriamente su questi aspetti e si affronta il problema nella sua interezza, incluso la sostenibilità finanziaria, nell’ambito di un modello in cui la telemedicina è strumentale alla presa in carico assistenziale, la telemedicina continuerà ad essere una chimera nel senso più comune del termine.
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