Organizzare la domanda per ridurre le liste di attesa

Anziché spostare gli specialisti nelle Case di Comunità, esercizio che ricorda il “gioco delle tre carte” e che non produce nessun aumento delle prestazioni e quindi nessuna riduzione delle liste di attesa, è il momento di pensare come rendere più efficiente il percorso diagnostico e la gestione delle terapie.

Perseguire l’appropriatezza prescrittiva, ex-ante (con regole / limiti alle prescrizioni) o ex-post (analizzando la domanda) è difficile per diverse ragioni tra cui la medicina difensiva, la pressione dei pazienti, la rivendicazione dell’autonomia professionale e talvolta la poca conoscenza specialistica da parte dei medici di medicina generale. Ci sono stati alcuni tentativi da parte delle aziende sanitarie che però non hanno portato a risultati significativi, né si è riusciti a diffonderli in modo sistematico.

Il processo prescrittivo dei medici di famiglia avviene senza alcun supporto che li guidi nell’ottimizzare gli accessi e i tempi per gli assistiti. Quando un paziente ha un problema si rivolge di norma al suo medico che talvolta, in prima istanza, prescrive degli esami diagnostici per approfondire l’analisi e formulare un’ipotesi diagnostica. Se il medico di famiglia ritiene che il paziente abbia necessità di una visita specialistica la prescrive indirizzandolo a un ambulatorio.

Il paziente si reca dallo specialista portando con sé i suoi esami o magari il medico vi accede utilizzando il Fascicolo Sanitario Elettronico. Spesso lo specialista necessita di ulteriori esami che prescrive direttamente o in altri casi rinvia il paziente dal suo medico di famiglia per farseli prescrivere. Il paziente prenota gli esami, li esegue, quindi ritorna dallo specialista per ottenere finalmente la sua terapia.

Non sempre in realtà era poi necessario l’intervento dello specialista, magari il medico di famiglia, opportunamente guidato, avrebbe potuto gestire il caso in autonomia. Queste situazioni comportano un numero di visite inutili, allungamento dei tempi e disagi per i pazienti.

Una possibile soluzione a questo problema potrebbero essere i Percorsi Diagnostici Integrati (qualcuno aggiunge anche Digitali ma ritengo che ormai qualsiasi cosa che riguarda la sanità debba essere per forza di cosa digitale). Questi percorsi, definiti per patologia, devono essere basati su protocolli che prevedano i criteri per comprendere se il paziente necessita di uno specialista (triage) e la relativa priorità, le modalità per gestire in autonomia il caso, gli esami che devono essere eseguiti prima che il paziente si rechi dallo specialista o che venga iniziata la terapia. In aggiunta al triage deve essere disponibile una modalità di condivisione del caso clinico con lo specialista che, in modalità asincrona, possa guidare il medico di famiglia nella formulazione della diagnosi e della terapia. Quando è necessaria la visita dello specialista sarebbe utile definire dei percorsi Fast Track per accelerarne la presa in carico e l’inizio della terapia quando la prescrizione del farmaco è limitata allo specialista.

Si tratterebbe, in altre parole, di impostare un meccanismo di cooperazione clinica tra medici di famiglia e specialisti ospedalieri che potrebbero dedicare una parte del loro tempo al supporto dei primi, con due vantaggi: un numero minore di viste, dal momento che i pazienti arriverebbero già con tutti gli esami e le informazioni per formulare la diagnosi e predisporre la terapia; un maggiore filtro da parte della medicina generale che potrebbe farsi carico dei casi più semplici. La sfida insita in questo modello è di rivedere il carico di lavoro degli specialisti, riducendo il numero di visite dirette per aiutare i medici di famiglia a gestire meglio la domanda e insegnando loro come farsi carico delle patologie più semplici a bassa complessità.

Anziché spostare gli specialisti nelle Case di Comunità, esercizio che ricorda il “gioco delle tre carte” e che non produce nessun aumento delle prestazioni e quindi nessuna riduzione delle liste di attesa, è il momento di pensare come rendere più efficiente il percorso diagnostico e la gestione delle terapie sfruttando le tecnologie digitali, tra cui la telemedicina. Reingegnerizzare il processo per migliorarne l’efficacia.

Le precedenti puntate sono disponibili qui (prima, seconda, terza).

4 – Fine

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