Un piano straordinario per la telemedicina per l’emergenza Covid-19.
L’emergenza che stiamo vivendo è in larga misura una situazione “nuova”, qualcosa che non ha precedenti non tanto sotto il profilo clinico (di epidemie e pandemie l’umanità ne ha vissute abbondantemente nel corso dei secoli) quanto piuttosto dal punto di vista di ciò che potremmo chiamare “le modalità di gestione”.
La velocità di propagazione di una notizia ormai supera abbondantemente la velocità di propagazione di un virus, e questa è la vera differenza rispetto al passato: rispetto ai nostri antenati, veniamo a sapere che c’è un’epidemia prima ancora che questa arrivi materialmente.
Questo può essere anche devastante a livello psicologico, in quanto l’anticipazione di qualcosa che non siamo in grado di vedere genera ansia in quantità. Ma può anche essere positivo in quanto ci dà modo di prepararci ad affrontare le situazioni con un minimo di anticipo.
La gestione dell’emergenza Covid-19, dal punto di vista delle strutture sanitarie vicine al collasso soprattutto in Lombardia, sta ponendo – fra gli altri – il problema di come assicurare la continuità di prestazione in un contesto dove il buon senso prima ancora della normativa richiede e impone il ricorso alla mobilità solamente in condizioni di reale necessità. E non solo: la necessità di liberare posti letto da dedicare alla cura intensiva e semi-intensiva ai Covid-19 conclamati sta provocando spostamenti di altri pazienti in strutture decentrate: pazienti distanti dai loro medici curanti, necessità di consulti continui.
La parola “telemedicina”, in questi giorni, la possiamo sentire nei TG e nei talk-show che ci bombardano di notizie, sta diventando comune nel dibattito. Se ne parla soprattutto evocandola come strumento che può aiutare la gestione della situazione d’emergenza: telemedicina per garantire ai cittadini/pazienti la possibilità di interagire coi loro medici di medicina generale e con le strutture sanitarie in sede di pre-triage o in altri momenti dove si ha bisogno di un canale di comunicazione.
Se ne parla tanto e si fa poco: la quotidianità dei decisori è giustamente consumata da innumerevoli decisioni da prendere, da mascherine e respiratori da acquistare, da posti letto ICU da allestire.
Bisognerebbe però trovare una mezz’ora di tempo, da parte dei manager del SSN e dei politici, per ragionare su quanto la telemedicina potrebbe rappresentare un bel pezzo di soluzione, non tanto – ovviamente – al problema epidemiologico quanto piuttosto al corollario dei problemi secondari.
Teleconsulto, televisita e teleriabilitazione, qualora introdotti seriamente e capillarmente, potrebbero non soltanto aiutare la gestione dell’emergenza quanto piuttosto innescare un processo di reale trasformazione evolutiva del modo di gestire e curare anche in tempi – che ci auguriamo tutti di cuore – di ritorno alla normalità.
Il problema della mancanza di risorse, in queste settimane, appare decisamente secondario: persino la UE sta comprendendo la necessità di attivare fonti straordinarie di finanziamento da destinare ai sistemi sanitari dei Paesi membri in deroga alle regole correnti.
Si tratta di volerla davvero, la trasformazione in senso innovativo.
Tutti ci auguriamo che l’attuale emergenza finisca prima che queste proposte possano eventualmente essere prese in considerazione. Indipendentemente da ciò, ci auguriamo che la messa in evidenza delle attuali criticità fornisca lo spunto per una coraggiosa iniziativa di finanziamento straordinario per la trasformazione digitale del SSN.
Se non ora, quando?
Il Position Paper lo si può scaricare qui: Position Paper – Piano straordinario per la telemedicina
Paolo Colli Franzone
IMIS Istituto per il Management dell’Innovazione in Sanità