In una interessante intervista pubblicata su MobiHealthNews, il professor Ran Balicer, Chief Innovation Officer di Clalit, illustra gli obiettivi di questa organizzazione per i prossimi anni.
Clalit è una delle quattro casse mutue di Israele che assiste circa la metà della popolazione. Fornisce cure primarie, medicina del territorio e cure ospedaliere. Possiede una cartella clinica elettronica longitudinale e un clinical data repository da oltre 20 anni.
Grazie alla disponibilità di un repository integrato, l’obiettivo di Clalit, intrapreso già più di un decennio, è di passare dal paradigma dell’assistenza reattiva a quello dell’assistenza predittiva, proattiva e preventiva.
Ran Balicer, nell’intervista a MobiHealthNews, spiega come Clalit stia cercando di mettere a sistema la medicina predittiva sia nella pratica dei loro medici di base, sia nel loro ospedale. L’obiettivo è di identificare quei pazienti che sembrano stare bene e non mostrano sintomi ma che l’insieme dei loro esami di laboratorio e delle loro comorbilità e di diverse altre caratteristiche li rendono esposti al rischio di una malattia o di un evento. L’idea è di fornire queste informazioni direttamente al medico o al paziente e cambiare così il corso delle loro cure in modo da evitare l’evento o la malattia.
Balicer cita ad esempio le malattie renali croniche che, se si identificano attraverso i sintomi, è troppo tardi e quindi non si può cambiare troppo il corso degli eventi. Attraverso l’IA Clalit riesce a identificare le persone destinate a diventare pazienti con insufficienza renale cinque anni prima che questo accada, con un costo molto più basso e molto meno eventi avversi associati alla cura. Con questo approccio, seguito da decine di migliaia di persone all’anno negli ultimi otto anni, Clalit è stata in grado di arrestare l’aumento di nuovi pazienti in dialisi.
Balicer ha poi citato un articolo pubblicato su Nature Medicine che dimostra come attraverso i biomarcatori di IA elaborati dalle TAC siano in grado di prevedere l’osteoporosi meglio dei migliori modelli attualmente esistenti che si basano su dati classici.
Parlando poi degli ostacoli all’implementazione su larga scala della salute digitale Balicer cita il fatto che alcune di queste innovazioni non sono guidate dalle vere esigenze della comunità medica, ma piuttosto da una tecnologia che cerca un’implementazione e che quindi non risolve un problema critico.
Balicer sottolinea quanto sia importante che gli innovatori lavorino con i medici fin dall’inizio per assicurarsi che la loro idea sia davvero utile per risolvere un problema. Bisogna poi tenere conto e valutare come la soluzione possa integrarsi nel flusso di lavoro del personale clinico. “Se vi aspettate che il vostro gadget o la vostra soluzione venga integrata quando aumenta il carico di lavoro del clinico, allora potreste anche dimenticarvene, questo non funzionerà“.
Bisogna infine tenere conto di come e se sia possibile, terminata la fase sperimentale, estendere la soluzione su larga scala. Progetti di ricerca fini a sé stessi non sono utili per un’organizzazione sanitaria.
L’intervista, che potete leggere qui, contiene altri spunti interessanti.